Ambrogione correva sempre dentro la pancia di Milano, nella sua lunga vita di vagone della metro aveva caricato di tutto, uomini, donne, bambini, animali, valigie, zainetti, cibo, libri, giornali… Anche i musicisti avevano suonato spesso dentro Ambrogione e una volta un pittore aveva voluto fargli un regalo: lo aveva dipinto con i colori delle due squadre di calcio più importanti di Milano, da un lato rosso e nero come il Milan e dall’altro nero azzurro come l’Inter. Ambrogione diceva che lui era come un arbitro imparziale ed amava tutte e due le squadre della sua città, insomma era felice di ospitare la domenica le tifoserie avversarie. Ma non tutti i tifosi purtroppo sanno incassare una sconfitta della propria squadra ed un giorno un gruppo di ragazzi violenti aggredì un altro gruppo di ragazzi della squadra che aveva appena vinto a San Siro.
La baruffa creò molta confusione nella stazione della metro e fra tanti spintoni un bambino cadde fra le rotaie. Ci volle la prontezza e l’esperienza di Ambrogione per salvare la vita di quel bambino: tutta la stazione rimase sbigottita perché il vecchio vagone non solo riuscì a frenare velocemente, ma come un nonno amoroso raccolse il bambino dalle rotaie. E lo portò in salvo dalla sua mamma.
Dentro la stazione si alzò forte la voce di Ambrogione: “Allontanarsi sempre dalla linea gialla per non cadere fra le rotaie e ricordarsi che la violenza non premia mai nessuno, perché la più grande vittoria nella vita e nel gioco è saper perdere ed un vero sportivo questo lo sa!”. Ci fu un lungo applauso in tutta la stazione di San Siro e forse fu quella la vera vittoria di quella giornata di campionato.
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