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Filastrocca da ricordare

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Filastrocca da ricordareC’è un paese non tanto lontano
dove la gente si dava la mano,
si abbracciava spontaneamente
giocava e camminava liberamente.

Un brutto giorno accade qualcosa di strano:
arrivò un virus da molto lontano.
Non si vedeva da vicino,
Ero proprio assai piccino.

Saltava qua e là,
senza alcuna difficoltà.
Colpiva ciascun abitante
Ed un semplice starnuto divenne allarmante.

Cambiò tutto in un istante:
a partire dalle distanze.
Nessuno dovette più stare vicino,
Non si potè più dare un bacino!

Il Sindaco della città
ordinò cosi la chiusura di ogni attività:
né più passeggiate in bici,
né più uscite con gli amici.

Gli ospedali si riempirono di colpo,
Tutto subì un crollo:
persino la scuola chiuse i battenti
Tutti in casa attenti attenti!

La giornata fu diversamente organizzata
Si poté tutt’al più fare una telefonata,
E stare vicino ai propri cari,
grazie all’uso dei cellulari.

A questa vita non ci si poteva abituare,
per questo piano piano si ritornò a camminare,
rispettando con semplicità,
qualche regola per la propria incolumità.

Un giretto si poté rifare,
ma senza strafare!
Fu d’obbligo indossare le mascherine,
i guanti per le proprie manine.

Bisognò fare così per un annetto
o sino all’invenzione del farmaco perfetto.
Non restò che pazientare
e inventarsi un nuovo modo per poter ricominciare.

La fine della storia insegnò a tutti una morale:
e cioè “che la vita bisogna amare”
anche quando sei abituato,
goditi ciò che sembra scontato!”.

 

 

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Il paese dei bugiardi

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paese dei bugiardi

Leggiamo insieme: Il paese dei bugiardi di Gianni Rodari

C’era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole
c’era subito una pronto
a dire: “Che bel tramonto!”.
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
“Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente”.

Se ridevi ti compativano:
“Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?”
Se piangevi: “Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa”.
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c’erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.

Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l’aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall’oggi al domani
lo fecero pigliare
dall’acchiappacani
e chiudere al manicomio.
“È matto da legare:
dice sempre la verità”.
“Ma no, ma via, ma và …”
“Parola d’onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello…”
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla “Gazzetta della bugia”.

Infine per contentare
la curiosità
popolare
l’Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel “giardino zoo-illogico”
(anche quel nome avevano rovesciato…)
in una gabbia di cemento armato.

Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po’ alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l’epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.

 

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Disse un gatto…

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Disse un gatto

Leggiamo insieme: Disse un gatto… di Mario Giusti

Disse un gatto a un topolino
rintanato in un buchino:
“Cosa fai, rinchiuso e solo,
senza cibo, mio figliolo?
Cosa fai nella casetta
così vuota e così stretta?
Ti compiango, disgraziato!
Sembri proprio imprigionato.
Vieni fuori, vieni al sole
tra le rose e le viole…
Vieni a fare il girotondo
per le vie del nostro mondo,
che è sì grande, che è sì bello,
che ha ogni gioco pazzerello!”.

Disse il topo al gatto astuto:
“Mascherina, ti saluto!
La mia casa è la mia gioia:
qui nessun può darmi noia.
il mio covo è nel solaio
al riparo d’ogni guaio!
Il tuo mondo è vasto assai,
ma è anche pieno di gran guai:
vi son savi e vi son matti,
troppi cani e troppi gatti,
vi son trappole e polpette,
gufi, serpi e le civette…
Il tuo mondo è falso e astuto!
Mascherina, ti saluto!”.

 

Disse un gatto

Disse un gatto

Fonte dell’Immagine: Illustrazione di Bruno Caluri tratta da Mondo bambino di Mario Giusti (Pia Società S. Paolo – 1941)

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Il pane

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pane

Leggiamo insieme: Il pane di Renzo Pezzani

Pane, panetto mio,
così buono ti vuole Iddio.
Così dorato, così croccante,
sei uscito da mani sante.

Sei sbocciato come un fiore
dalla gioia e dal dolore,
dalla terra lavorata,
dal sudore che l’ha bagnata.

Pane, panetto mio,
così buono ti vuole Iddio.

 

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Segreti

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Segreti

Leggiamo insieme: Segreti di Lina Schwarz

“Io so un segreto”. “Tu? Proprio davvero?”.
“Sì, ma non dirlo, per l’amor di Dio!”.
“Ma sei sicuro ch’è un segreto vero?”.
“Lo sa soltanto qualcun altro ed io!”.
“Ma come l’hai saputo?”. “Eh! Me l’ha detto…”.
“Chi?”. “Il cuoco…”. “E che cos’è?”. “Fanno… Il sorbetto!”.

 

Il Libro dei Bimbi di Lina Schwarz

 

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Acqua fresca

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Acqua fresca

Leggiamo insieme Acqua fresca di Teresa Romei Correggi

Acqua fresca del catino,
lava, lava il mio bambino;
col sapone, lava, lava,
acqua fresca tanto brava!

Lava il viso, le orecchine,
bene il collo e le manine;
poi laviamo le gambette
che mi sembran sudicette.

Guarda, acqua serenella,
la faccina com’è bella!
Guarda, specchio del Signore,
il mio bimbo sembra un fiore.

Ora, asciuga, bianco lino,
questo roseo fiorellino;
asciugare è una carezza;
ma guardate che bellezza!

 

Un mazzolin di fiori

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Il bucato

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Il bucato

Leggiamo insieme: Il bucato di Graziella Ajmone

Fasce, cuffie, camicini:
che minuscolo bucato
oggi è steso sotto il sole
sui due fili in mezzo al prato!

Anche il sole guarda e ride
come a un gioco di bambini.,
mentre il vento culla lieve
le cuffiette, i camicini.

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Cielo stellato

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Cielo stellato

Leggiamo insieme: Cielo stellato di Graziella Ajmone

Grande cielo stellato,
fiorito come un prato
di margherite d’oro,
posso coglier anch’io
i tuoi fiori di luce
seminati da Dio?

Io lo so che ai bambini
sono tanto vicini
i sentieri del cielo!
Ecco, tendo le mani,
racchiudo tra le dita
la tua dolce fiorita
e me la stringo al cuore.
Sei mio, cielo stellato,
giardino del Signore.

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Ciao Maestra!

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Ciao Maestra

Leggiamo insieme: Ciao Maestra! di Jolanda Restano

Filastrocca scritta per la fine della scuola dell’anno 2020 (giugno 2020) in cui la pandemia di Coronavirus ha costretto a casa tutti gli alunni per molti mesi.

Ciao Maestra! Il tempo vola:
è finita già la scuola!
In quest’anno sfortunato,
che veloce è già passato,
imparammo l’ABC
con l’aiuto del pc.

Ma la classe, sai, ci manca,
stare sempre a casa stanca!
Siamo stufi e un po’ svogliati
dagli amici separati.

Per fortuna ci sei tu
che ci tieni sempre su
e a settembre sarem pronti
a tornare su quei banchi!

 

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Happy Town

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Happy Town
Un nuovo puzzle ho inventato
per questo gioco spensierato;
ho usato la fantasia,
che dai tristi momenti
porta sempre via.

Ecco la mia ideale città:
piena di felicità,
di fede, di calore famigliare,
di paradisi naturali da esplorare,
di posti interessanti da visitare
di piante e fiori da ammirare,
di animali da coccolare.

Happy Town l’ho chiamata:
questa idea mi è arrivata!

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Il mio amico

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Il mio amico

Leggiamo insieme: Il mio amico di Emily Hearn

Il mio amico
è come la corteccia
intorno all’albero:

mi riscalda come il sole
in una giornata invernale;
mi rinfresca come l’acqua
in un caldo pomeriggio;
la sua voce è vivace come
il canto di un uccello a primavera.

Lui è il mio amico,
e io il suo.

 

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Povera H

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Povera H

Leggiamo insieme: Povera H

Il freddo era atroce
e l’h senza voce
rifugio domandò
a ca, a cu, a co.

Risposero: no, no!

Allora una vocina
disse: “Oh, poverina,
vieni con noi… sta’ qui
in mezzo a ce e a ci!”.

Ma l’h poverella
era una fata bella,
di doni allor riempì
le amabili che e chi.

 

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L’ape

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L'ape
Sono piccina e sono a strisce,
senza di me, il fiore appassisce.
Volo sopra rose e margherite,
sopra le piante tutte fiorite.
Mi chiamo ape e il miele produco,
se sono maschio mi chiamo fuco.
Se sono femmina e sono regale,
da tutte le api mi faccio amare.
A volte, sai, volo a zig zag…
ma questa cosa nessuno la sa!


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Cara maestra

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Cara maestra

Leggiamo insieme: Cara maestra di Viviana Hutter

Maestra severa, maestra tranquilla,
maestra ti ascolto e lo sguardo mi brilla;
maestra contenta, maestra arrabbiata,
sei come la mamma, sei come una fata.

Ti lasci abbracciare, ti ascolto spiegare,
ogni problema sai sempre affrontare;
mi insegni, mi cresci, mi leggi e mi ascolti,
mi aiuti a legare i miei lacci sciolti.

Ed ora che sta per finire quest’anno
le nostre scoperte non finiranno.

Mi cara maestra ho fatto tesoro
del tuo superbo e immenso lavoro.
Perdonami se ogni tanto io sbuffo;
ti aspetto a settembre… ma ora mi tuffo!

 

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Italia

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Italia

Leggiamo insieme: Italia di Arpalice Cuman Pertile

La luna:
Mentre giro cheta cheta
tutt’intorno al mio pianeta,
con quest’occhi sì profondi
cerco i luoghi più giocondi,
e mi fermo a rischiararli
e m’incanto a conteplarli.

Là, fra l’Alpi e il glauco mare,
v’è una terra assai gentile,
che vedete verdeggiare
come il regno dell’aprile.
Là palazzi e templi belli,
dolci madri e bambinelli
che sorridono tra i fiori,
mentre su da cento cori
d’usignoli e capinere
sale a Dio
nelle rosee miti sere
un concerto vivo e pio.

È l’Italia quel paese
sì giocondo, sì cortese.
A quei luoghi tanto ameni
doni il cielo dì sereni.

E voi ora, o mie stelline
birichine,
nella danza lieta e bella
combinate qui la stella
dell’Italia, che immortale,
col suo fulgido splendore,
va indicando l’ideale
della scienza e dell’amore.

I bambini la vedranno
ed il gioco impareranno
per rifarlo nelle scuole
o nei prati, all’aria e al sole:
questa è danza che mi piace,
tutta gioia, tutta pace!

 

Il Giorno dei Piccoli

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Se avessi l’ali!

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Se avessi l'ali

Leggiamo insieme: Se avessi l’ali! di Arpalice Cuman Pertile

Se avessi l’ali al volo
andrei lontan lontano…
Qual garrulo usignolo
pei monti e per il piano
vorrei cantando andar.

Vedrei l’Italia bella,
ch’è tutta un gran giardino…
Ma come rondinella
al nido mio piccino,
mamma, vorrei tornar.

 

Il Giorno dei Piccoli

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La mia famiglia

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La mia famiglia

La mia famiglia da 15 persone è composta ed ognuno ha la sua azione giusta:
la mamma in cucina
il babbo consegna la posta
le nonne mi coccolano e i nonni mi abbracciano
gli zii mi viziano e mi portano i giochini che con i cuginetti rompiamo quando siamo vicini
Ognuno mi adora e i miei occhi colore del mare sono pieni di felicità ed amore!

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Soldato ignoto

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soldato ignoto
Leggiamo insieme Soldato ignoto di Teresa Romei Correggi

Riposavi nell’alpino,
solitario cimitero,
o d’Italia soldatino,
o d’Italia bel guerriero.
La tua salma fu prescelta
da una madre con un fiore;
la tua bara fu coperta
dal vessillo tricolore.
Il tuo nome niun conosce,
e nessuno sa la tua storia,
ma sappiamo che moristi
per donarci la vittoria.
Or la tomba tua gloriosa,
santo un nome dice a noi:
– Sono un fante dell’Italia
il più puro degli eroi -.

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Giugno

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Giugno

Leggiamo insieme: Giugno di A. Malfatti

In campagna, ai solleoni,
già s’ammucchiano i covoni.

Nella scuola ride e danza
il pensier della vacanza…

 

Filastrocche del Mese di Giugno
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Giugno mietitore

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