Leggiamo insieme All’Italia di Teresa Romei Correggi
Un giardino tu sei,
Italia, patria mia,
il giardino più bello,
che nel mondo ci sia.
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Un giardino tu sei,
Italia, patria mia,
il giardino più bello,
che nel mondo ci sia.
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No, non lo farò più, te lo assicuro!
Le mie bizze dimentica e perdona!
Non mi far più quel viso così scuro,
dammi il tuo bacio, o mia mammina buona.
Se penso al dispiacere che t’ho dato,
quasi quasi da piangere mi viene…
Che, sorridi? M’hai dunque perdonato?
O mamma mia, quanto ti voglio bene!
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Sei un cuoco sopraffino?
Nota, allora, sul taccuino:
a me il cuor non cucinare:
non lo posso sopportare.
Scuoti bene l’insalata:
se c’è lacqua è ancora bagnata!
Come cuoio è la braciola
se sul gas la lasci sola:
devi sempre sorvegliare
che non s’abbia ad attaccare!
E se cuocere non sai,
torna a scuola e imparerai!
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“Buoni angioli del cielo,
l’avete dentro il velo
la piccol creatura,
graziosa, bianca e pura?
Son pronte già la culla,
le fasce, la cuffietta;
ormai non manca nulla,
la mamma sua l’aspetta:
l’avete dentro il velo,
buoni angioli del cielo?”.
“Il bimbo qua teniamo,
nel mondo lo portiamo;
ma piange, poverino!…
È un angelo piccino
che viene nella vita
sì grande ed infinita:
la mamma vuol trovar,
sul cuore suo posar”.
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Pollice piangeva,
indice non lo sapeva,
medio non sentiva,
anulare non l’udiva;
mignolino bene ascoltò
e a consolarlo subito andò.
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Giugno, mese di spighe, ricco di sole e di feste:
sant’Antonio da Padova, san Luigi,
san Giovanni e san Pietro e Paolo.
Apre con chiavi d’oro le porte dell’estate.
Il sole avvampa; le spighe diventano d’oro;
i lieti fiori hanno i colori piu belli;
alcuni petali ricordano
lo splendore delle pietre preziose.
Stridono le cicale; erra laboriosa l’ape;
lampeggiano le falci; suda sui libri lo scolaro.
Per chi ha ben lavorato, è l’ora del raccolto.
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Questo è Fortunato
che pescava in barchetta.
E questa è l’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
E questo è il pesciolino rosso,
che abboccò all’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
E questa è l’acciuga
che mangiò il pesciolino rosso,
che abboccò all’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
E questo è il nasello,
che inghiottì l’acciuga,
che mangiò il pesciolino rosso,
che abboccò all’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
E questo è il merluzzo,
che ingoiò il nasello,
che inghiottì l’acciuga,
che mangiò il pesciolino rosso,
che abboccò all’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
E questo è il tonno
che afferrò il merluzzo,
che ingoiò il nasello,
che inghiottì l’acciuga,
che mangiò il pesciolino rosso,
che abboccò all’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
E questo è il pescecane,
che divorò il tonno,
che afferrò il merluzzo,
che ingoiò il nasello,
che inghiottì l’acciuga,
che mangiò il pesciolino rosso,
che abboccò all’esca,
gettata da Fortunato,
che pescava in barchetta.
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Giugno è il mese
delle ondeggianti
distese.
Giugno è il mese
delle brezze
appena protese,
delle rose scarlatte,
degli intensi profumi,
delle ballate campestri
al lume delle stelle
della sera.
Sull’oceano del tempo
s’allontana un veliero
che porta via con sé
la primavera!
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Il più bel riso l’ho veduto ieri
sbocciar raggiante sul visetto sporco
d’un monelluccio, figlio di randagi,
con la camicia fuor dei calzoncini,
con una calza a strappi e un piede nudo.
Nel traversar la strada irta di ghiaia
il piccolo cascò. Si rialzò.
Si rimise nel piede la ciabatta.
Si guardò le manine un po’ sbucciate.
Si guardò intorno… e vide solo me.
E, per farmi capir ch’era gagliardo,
mi rise in faccia un riso così bello,
così pien di coraggio e d’innocenza,
che quel riso divino si confuse
con l’oro del tramonto e il blu del mare.
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Io coltivo una piantina,
dalla sera alla mattina.
Questa pianta non ha fiori
ma ha gli atti miei migliori.
Cresce sempre, ogni dì
son felice sia così.
Lei si nutre di gentilezza
e di amorevolezza.
La piantina dell’amore
cresce in ogni dolce cuore.
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Certo, è stata una scuola un po’ strana…
tutti rinchiusi come in una tana.
Coi collegamenti a volte un po’ lenti,
con le maestre e i compagni distanti.
Certo, non è stato poi così semplice,
studiare e scrivere in questa cornice.
Mi manca la scuola degli abbracci e dei baci,
dei sorrisi e degli occhi vivaci.
Dietro allo schermo non è poi così bello,
si stanca di più il nostro cervello.
Ma cari bambini, una cosa è sicura…
l’anno venturo sarà meno dura!
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Dice la sabbia fine in riva al mare:
“Unisci granellino a granellino,
e avrai la spiaggia immensa,
dove l’occhio si perde a riguardare”.
E dice il mare: “L’onda unisci all’onda,
per lungo tratto, scintillante al sole,
ed ecco l’oceano, di cui non vedi
l’una e l’altra sponda”.
Sussurra l’erba: “Unisci fogliolina
a fogliolina, stelo a stelo,
e avrai prati ondeggianti al vento,
scintillanti di rugiada ogni mattina”.
L’albero dice: “Un tronco, un altro ancora
ed ecco la foresta inesplorata,
ove saltan le scimmie,
trillano canarini in sull’aurora”.
Dice una stella in cielo: “Che son io?
Un lumicino. Ma con le sorelle
divento il firmamento,
lodo in eterno la bontà di Dio”.
E la formica dice: “Non è tutto
questo chicco che porto a casa mia!
Ma insieme ad altri chicchi,
è la provvista per il tempo brutto”.
E in cuore all’uomo la saggezza dice:
“Tu spendi oggi la piccola moneta,
che un giorno, unita a mille,
potrà bastare a renderti felice.
Frena adesso un capriccio e un giorno avrai
un bene vero: chiudi nella terra
ora oggi un chicco soltanto
ed una spiga domani troverai”.
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Sotto il Regno di Re Sole
è la festa dei bambini:
tutto il giorno tra le aiuole
saltan come gli uccellini;
oh se il regno di Re Sole
non dovesse mai finir!
Ma allorché Regina Luna
seria e pallida s’avanza,
presto presto li raduna
la mammina nella stanza.
Quando vien Regina Luna
i bambini han da dormir!
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Scoletta mia,
di cuore ti saluto.
Saluto i cartelloni,
la lavagna,
i banchi e le finestre…
e vo’ in campagna.
Io ti saluto
e me ne vado via
allegramente, sai,
scoletta mia!
Ma ti ringrazio, veh!
perché ho goduto
qui dentro molte belle
e buone cose:
racconti lieti,
lezioni amorose
e il piacere d’imparare.
Ora vo’ via;
ma non ti scorderò
scoletta mia.
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Ed è arrivato pure giugno
e tutti noi abbiamo un sogno!
Tornare al nido a settembre
sorridere e giocare come sempre
imparare cose nuove e costruttive
seppur con certe direttive
che il virus, quel monello
lesto e imprevisto ha imposto
facendo proprio un gran macello!
Fermò il nostro treno a metà viaggio
e poi disperse l’equipaggio!
Ma ora, bambini cari e cari genitori
uniam gli spiriti e gli ardori
cresciamo insieme quel bisogno
di popolar di nuovo il grande regno
che ha per nome “La Coccinella Gialla”
custode di un prezioso scrigno.
Non è cosa da poco, non è cosa fasulla
se dentro lei per tutti noi vi è un po’ di casa,
un po’ di scuola, un po’ di culla.
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Arriva l’estate
arriva il gelato
il mio preferito?
al cioccolato
uno al mattino
uno la sera
se c’è la panna
bel tempo si spera
cono coppetta
che cosa importa
piccola pausa
giornata storta
kinder gelato
bacio o amarena
ora è il mio turno
sull’altalena
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Dormi nel solco,
granello d’oro
so che, dormendo,
prepari un tesoro.
Metti un germoglio
poi spunti fuori
e cresci in gara
coi primi fiori.
Con la tua spiga
dorata e piena
farai la tavola
ricca e serena.
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Non nascondere
il segreto del tuo cuore,
amico mio!
Dillo a me, solo a me,
in confidenza.
Tu che sorridi così gentilmente,
dimmelo piano,
il mio cuore lo ascolterà,
non le mie orecchie.
La notte è profonda,
la casa silenziosa,
i nidi degli uccelli
tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti,
tra sorrisi tremanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.
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Chiusa
su un fianco
riposa.
Profilo
d’argento
di un pesciolino.
Da aperta, scocca
in fuori la coda
come un sottile
gambero, e guarda
verso la punta
aguzza con un
occhio sorpreso.
Illustrazione: di Roberta Angeletti – Tratta da: BibliotecaTre – Lattes Edizioni – 2004
L'articolo Spilla da balia proviene da I testi della tradizione di Filastrocche.it.
Arrivan le vacanze lunghe e belle;
mettiamo via i libri e le cartelle.
Mi voglio per due mesi riposare
e andare un poco ai monti, oppure al mare;
oppure giocherò a casa mia
senza pensieri e sempre in allegria.
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