Il mio nido è una casetta:
in quel nido ci ho una fiamma
sempre accesa:
è l’amor della mia mamma
che mi aspetta in dolce attesa.
Il mio nido è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Il mio nido è una casetta:
in quel nido ci ho una fiamma
sempre accesa:
è l’amor della mia mamma
che mi aspetta in dolce attesa.
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Halloween è alle porte,
festeggiarla è troppo forte!
Ragni, teschi, pipistrelli,
tutti gli addobbi sono belli.
Scegli un vestito, quello che vuoi,
che sia spaventoso, più che puoi!
Prendi una zucca, scava bene
e Jack-o-Lantern subito viene.
Il 31 ottobre son tutti pronti,
ad ascoltare macabri racconti,
a visitare case stregate,
circondati da luci colorate.
I bambini nei sentieri gremiti,
van per mano travestiti,
suonano alle porte delle case,
“Dolcetto o scherzetto?” è la loro frase.
Poi tornan a casa soddisfatti
con un gran bottino e tanti autoscatti.
Quante caramelle nel loro cesto,
è proprio un giorno speciale questo!
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Figlio mio, metti la maglia:
se non la metti la piglia il coniglio.
Il coniglio la indosserà
e mio figlio si raffredderà.
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Dice la mamma: “Guarda com’è bello!
Amalo tanto tanto: è tuo fratello!”
“Sì, ma se tutti siam figli di Dio,
ogni bambino è un fratellino mio”.
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Una stanza, una cucina,
tre gerani alla finestra,
una mamma e una bambina,
e laggiù la via maestra.
Prati freschi intorno intorno,
gallo, tortore, e un tacchino…
e la fonte, tutto il giorno,
canta e specchia il ciel turchino.
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Deh! fuggi l’invidia
nasconde perfidia;
né usare l’inganno
ch’è padre d’affanno.
È brutta assai l’ira
che male t’ispira,
ma bello è l’amore
che buono fa il cuore.
E l’odio, i sospetti,
son tutti difetti.
Virtù, qual gioiello,
il cuore fa bello.
Fare il male è male; ma è ancora peggior cosa vantarsi del mal fatto.
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Da tre lettere è formato,
questo nostro caro GLI
viene a passo cadenzato,
canta gli gli gli gli gli
ma se l’i se ne va via,
non si sente più cantar
uh, che voce, mamma mia:
glo gl gla glo glu.
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Un albero d’un bosco
chiamò gli uccelli e fece testamento:
“Lascio i miei fiori al mare,
lascio le foglie al vento,
i frutti al sole e poi
tutti i semetti a voi,
a voi, poveri uccelli,
perchè mi cantavate la canzone
della bella stagione…
E voglio che gli stecchi,
quando saranno secchi,
facciano il fuoco per i poverelli.
Il testamento dell’albero è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Piove nebbia sulle croci.
Poche voci
van nell’aria pianamente;
cantilene
dolci e tristi, bisbigliate,
fra le tombe seminate.
Va la gente
lenta, assorta; altra ne viene,
altra sosta al tuo cancello
per segnarsi, o campicello
benedetto.
Sulle braccia tese, ha un fiore
ogni croce, e più d’un lume
fioco spande il suo chiarore
nelle brume.
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Ti aspetto al cancello
Per me tu sei il più bello,
Ho voglia di giocare
La pallina mi puoi tirare?
Quando non ci sei
Stai nei pensieri miei
Ogni giorno
Attendo il tuo ritorno
Col desiderio di abbracciarti
E di amarti
Padrone mio!
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Strada disabitata, in mezzo agli orti
piena di fiori e di malinconia,
strada che mena al soggiorno dei morti
che frequenta la mia nostalgia:
strada silenziosa dove l’erba
prospera come in un vecchio monastero,
solitaria straducola che serba
come un sentor di ceri e di mistero.
Strada del cimitero è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Il pesco e la vite
Diceva un pesco altero
all’uva: “Oh, sciagurata,
tu finirai calcata!”
Gli fu risposto: “E’ vero;
ma, all’uom che mi calpesta,
fo’ poi girar la testa.
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C’era una bimba che aveva paura
dell’acqua pura.
Quando la mamma sua la lavava
sempre strillava.
Un giorno l’acqua la rispecchiò
e le parlò:
“Vedi sei brutta, sporca così,
lavati qui”.
La bimba allora si vergognò
e si lavò.
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I difetti dei bimbi io già so:
statemi attenti e ve li dirò.
C’è la bugiarda, c’è la golosa,
l’imbrattalibri, la permalosa.
C’è il sudicione col viso brutto,
c’è il capriccioso, c’è il rompitutto,
la chiacchierina “ce ce ce ce”
e l’egoista “tutto per me”!
I difetti dei bimbi è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Ogni volta che un bambino buono muore, scende sulla terra un angelo del Signore che prende in braccio il bimbo e, allargando le grandi ali bianche, vola in tutti i posti che il bambino ha amato, poi coglie una manciata di fiori, che porta a Dio affinché essi fioriscano ancora più belli che sulla terra. Il buon Dio tiene i fiori sul suo cuore, ma a quello che ha più caro di tutti dà un bacio, e questo riceve la voce e può cantare col coro dei beati.
Tutto questo veniva raccontato da Gabriele, un angelo del Signore, mentre portava Luca in cielo, che lo ascoltava come in un sogno. Volavano, volavano per i luoghi cari a Luca vicini alla sua casa e nei luoghi dove il piccolo Luca aveva giocato, e poi nei deliziosi giardini pieni di fiori bellissimi. “Quale dobbiamo prendere da piantare in cielo?”, chiese Gabriele. Nel giardino si trovava un alto roseto, ma un uomo cattivo aveva spezzato il fusto, così tutti i rami, pieni di grandi gemme sbocciate a metà, si erano piegati e appassivano. “Povera pianta”, disse Luca “prendi quella, così potrà fiorire accanto al buon Dio!”. E l’angelo raccolse quella pianta, e baciò Luca in modo che potesse aprire un po’ i suoi occhi. Raccolsero molti altri fiori bellissimi ed insieme anche la disprezzata calendula e la selvatica viola del pensiero.
“Adesso abbiamo i fiori!”, disse Luca, e l’angelo annuì, ma ancora non volarono verso Dio. Era notte e c’era silenzio; rimasero nella grande città e volarono in una delle strade più strette, dove si trovava un mucchio di paglia, cenere e spazzatura: c’era stato un trasloco; dappertutto c’erano pezzi di piatti, schegge di gesso, cenci e vecchi cappelli sgualciti, tutte cose molto brutte. E l’angelo indicò, in tutta quella confusione, alcuni cocci di un vaso di fiori; lì vicino c’era una zolla di terra che era caduta fuori dal vaso, ma che era rimasta compatta a causa delle radici di un grande fiore di campo appassito, che non valeva più nulla e per questo era stato gettato. “Portiamolo con noi!”, disse Gabriele, “poi, mentre voliamo, ti racconterò perché”.
E così volarono e Gabriele cominciò il racconto: “Laggiù, in quella strada stretta, in un seminterrato, viveva un povero ragazzo ammalato; fin da piccolo era rimasto sempre a letto: quando proprio si sentiva bene poteva camminare per la stanza con le stampelle, ma non poteva fare altro. In certi giorni d’estate i raggi del sole arrivavano per una mezz’ora nella stanzetta del seminterrato, allora il ragazzino si metteva seduto a sentire il caldo sole su di lui e guardava il sangue rosso che scorreva nelle sue dita sottili, che teneva davanti al viso; in quei giorni si poteva dire: “Oggi il piccolo è uscito!”.
Conosceva il verde primaverile del bosco solo perché il figlio del vicino gli portava il primo ramo di faggio con le foglie e se lo alzavano sul capo, così sognava di trovarsi sotto i faggi col sole che splendeva e gli uccelli che cantavano. Un giorno di primavera il figlio del vicino gli portò anche dei fiori di campo e tra questi ce n’era per caso uno ancora con le radici: perciò fu piantato in un vaso e messo sulla finestra vicino al letto. Il fiore, piantato da una mano amorevole, crebbe, mise nuovi germogli e ogni anno fiorì. Questo divenne il giardino meraviglioso del ragazzo malato, il suo piccolo tesoro sulla terra. Lo bagnava e lo curava e si preoccupava che ricevesse anche l’ultimo raggio di sole, che penetrava dalla bassa finestrella; e il fiore cresceva anche nella fantasia del ragazzo, perché fioriva per lui, per lui emanava il suo profumo e gli rallegrava la vista.
E quando il Signore chiamò il ragazzo, egli si volse, morendo, verso quel fiore. Da un anno è ormai presso Dio, e per un anno intero il fiore è rimasto abbandonato sulla finestra ed è appassito. Per questo è stato gettato tra la spazzatura durante il trasloco. E proprio quel fiore, quel povero fiore appassito noi l’abbiamo messo nel nostro mazzo, perché quel fiore ha portato più gioia che non il più bel fiore del giardino reale”.
“Ma tu come sai tutte queste cose?”, domandò il piccolo Luca. “Le so, perché, quel povero ragazzo con le stampelle ero io!”, spiegò Gabriele. “Ed io conosco bene il mio fiore!”.
Il piccolo Luca spalancò gli occhi e guardò il viso bello e felice dell’angelo; in quel momento erano arrivati in cielo, dove c’era gioia e beatitudine. Dio strinse al cuore il Luca e subito gli spuntarono le ali e insieme a Gabriele volarono via, tenendosi per mano. Dio strinse al cuore il mazzetto di fiori e baciò quel povero fiore di campo appassito che all’improvviso cominciò a cantare con tutti gli altri angeli che volavano intorno a Lui mentre tutt’intorno regnava pace e felicità.
L’angelo è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Nel paese delle streghe
è sempre il tempo delle spighe,
spighe di grano,
spighe al sole,
spighe, spighe,
per chi ne vuole!
Con i chicchi delle spighe
le streghe preparano
filtri d’amore,
li pestano bene,
li seccano al sole,
li uniscono poi a petali di viole,
di girasole,di ciliegio,
di genziana, di margherita,
di biancospino,di ciclamino
e a questo impasto
aggiungono tosto
sangue di rospo,
cuor di cerbiatto,
lingua di gatto,
ali di pipistrello,
dente di drago
ed infine acqua di lago.
Macinano bene coi loro frantoi,
e i filtri son pronti,
son pronti per noi!
La pozione non ha scadenza,
potrai farla bere anche a distanza,
anzi, più tardi lei si berrà
più l’effetto ci sarà.
Le streghe non hanno bacchette,
non sono graziose come le fate,
son d’aspetto assai curiose,
naso lungo, bocca stretta,
occhi vicini, da civetta.
Cavalcan le scope,
da mattina a sera,
si ferman nel bosco
nella notte nera
e con le loro colleghe fino all’alba
danzano il sabba,
il ballo delle streghe.
Le streghe è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Un paese era in balìa
della strega Melodia,
che trasformava con la magia
ogni cosa per la via.
Erano tutti alla sua mercé,
tutti quanti, perfino il re.
Se qualcuno sbadigliava
in un pesce lo trasformava,
se qualcuno starnutiva
lo chiudeva in una stiva,
se qualcuno poi piangeva
ogni sua lacrima diveniva
una goccia d’acqua marina.
Sconvolgeva con la fattura
tutta quanta la natura
tutti gli alberi e le piante
che trasformava in un istante.
Neppure le cose lasciava in pace,
nemmeno le pietre di quel paese.
Così presa dalla frenesia
ogni cosa mutava con la magia.
Non c’era modo di fermarla,
non c’era guardia che potesse arrestarla.
Ma per fortuna arrivò dal mare
la strega Marbella, sua consorella,
che le chiese con cortesia,
di provare la sua magia
sui coralli e l’erba marina,
per farli tornare più belli di prima.
Nelle azzurre distese
non combinò più sorprese,
anzi quel posto le fu assai congeniale
perché era una strega, una strega di mare.
La strega Melodìa
non era nata per star sulla via
di paese o di periferia:
quell’esperta di stregoneria
era di un’altra categora.
Così, seguendo di una nave la scia,
cambiò anche il nome e si chiamò Maria.
Il posto giusto della strega è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it
Cantiamo tutti insieme la canzon degli angioletti
che scesero dal cielo per fare la pipì.
Rit.:
Bodon, bodon, bodon, bodon, bodon, bodon
Bodon, bodon, bodon, bodon, bodon, bodon
E videro la radio, il cine e la tivì,
e si dimenticarono di fare la pipì.
Rit.
E videro la Lollo, la Claudia e la BB,
e si dimenticarono di fare la pipì.
Rit.
E videro la Jaguar, la mini e la GT,
e si dimenticarono di fare la pipì.
Rit.
E voi cari signori che udiste fino a qui:
vi siete ricordati di fare la pipì?!?
Rit.
Andiamo tutti in fila dietro a quel muretto lì,
facciamo tutti insieme tutta quanta la pipì.
Rit.
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O camposanto che sì crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni
e crisantemi. A ogni croce roggia
pende come abbracciata una ghirlanda
donde gocciano lagrime di pioggia.
Sibila tra le festa lagrimosa
una folata, e tutto agita e sbanda.
Sazio ogni morto di memorie, posa.
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Oggi ti voglio suggerire un’idea per fare delle divertenti decorazioni natalizie per bambini, di semplice esecuzione ma di grande effetto!
Per fare questa decorazione, che ho chiamato “riccioli d’argento”, basta usare la carta stagnola (per intenderci la carta di alluminio per alimenti).
Come tipo di materiale infatti è proprio adatto per fare i lavoretti di Natale insieme ai bambini: è facile da lavorare con le mani, prende la forma che vogliamo, è argentato e quindi scenografico e natalizio.
E poi la carta stagnola non solo è facile da trovare (in casa ce l’abbiamo tutti) ma è possibile usare e riciclare anche quella usata (ovviamente se non si è sporcata). Per questo basta cominciare già da ora a metterla da parte (invece di gettarla) ogni volta che l’abbiamo usata per coprire contenitori o altro.
Decorazioni Natalizie per bambini con la carta stagnola
Per fare queste decorazioni natalizie insieme ai tuoi bambini avrai bisogno di:
-carta stagnola (nuova o riciclata ma pulita)
-una matita
-fili colorati
-colla
Per rendere questa decorazione di Natale più originale e colorata, puoi arrotolare un filo di lana rosso, o anche di altri colori natalizi, intorno ad ogni punta della stella.
Puoi usare queste decorazioni natalizie fai da te per addobbare l’albero di Natale, per decorare un angolino di casa, o da appendere al camino e a porte e finestre.
I tuoi bambini saranno felici e orgogliosi di aver contribuito anche quest’anno a rallegrare casa con un loro lavoretto. Ancora di più se fatto riciclando del materiale che altrimenti sarebbe stato gettato via.
Buon divertimento!
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