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Channel: I testi della tradizione di Filastrocche.it
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Viva le maschere

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Viva le maschere
Viva le maschere! Evviva! Evviva!
Io ti conosco, maschera bella:
tu sei Gianduia, tu sei Brighella,
qui Colombina con Pantalone,
quindi Arlecchino con Pulcinella.
O mascherine, chi ve l’ha fatto
quell’abituccio tutto a colori
quell’abituccio che ci ricorda
la primavera coi mille fiori?
Chi ve l’ha messa nel fondo del cuore
quell’allegrezza che a tutti date?
O mascherine, grazie di cuore
per tanta gioia che ci portate.

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Il vestitino bianco

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vestitino biancoImmagine tratta dal libro: “Il tuo pane: letture per la terza classe elementare” di L. Golfarelli, R. Ammannati, B. G.Bartoli (Firenze, Le Monnier, 1950)

Ben tornata primavera,
Che vesti di bianco i bambini
E fai cantare la capinera
Nei giardini!
Anche la mamma povera, pel suo bambino
Vuole cucire un vestitino.
E cuce, cuce, tutta la sera….
Ma tante volte sulla mussola bianca
S’addormenta, la mamma stanca….
E la lucerna, per chi farà luce?
Dorme, la povera mamma, e più non cuce!

Un bel giorno di festa
La mamma prende in grembo il suo cocco
E tutto di bianco lo veste.

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La neve

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La neve
Fiocca fiocca, neve bianca,
fiocca fiocca, non si stanca.
Posa qua, posa là,
alla terra un manto fa.

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Nevica

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nevica
Sopra i tetti, sulle strade
piano piano, lieve lieve
cade giù la bianca neve.
Danza, scherza, su nell’aria,
si rincorre, si riprende
e poi lenta lenta scende.
Come candida farfalla
che è già stanca del suo volo
si riposa sopra il suolo
ed in breve lo ricopre
d’un uguale bianco manto:
sembra tutto un dolce incanto.

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La canzone della granata

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canzone della granataImmagine tratta dal libro: “Il tuo pane: letture per la terza classe elementare” di L. Golfarelli, R. Ammannati, B. G.Bartoli (Firenze, Le Monnier, 1950)

I
Ricordi quand’eri saggina,
coi penduli grani che il vento
scoteva, come una manina
di bimbo il sonaglio d’argento?
Cadeva la brina; la pioggia
cadeva: passavano uccelli
gemendo: tu gracile e roggia
tinnivi coi cento ramelli.
Ed oggi non più come ieri
tu senti la pioggia e la brina,
ma sgrigioli come quand’eri
saggina.

II
Restavi negletta nei solchi
quand’ogni pannocchia fu colta:
te, colsero, quando i bifolchi
v’ararono ancora una volta.
Un vecchio ti prese, recise,
legò; ti privò della bella
semenza tua rossa; e ti mise
nell’angolo, ad essere ancella.
E in casa tu resti, in un canto,
negletta qui come laggiù;
ma niuno è di casa pur quanto
sei tu.

III
Se t’odia colui che la trama
distende negli alti solai,
l’arguta gallina pur t’ama,
cui porti la preda che fai.
E t’ama anche senza, ché ai costi
ti sbalza, ed i grani t’invola,
residui del tempo che fosti
saggina, nei campi già sola.
Ma più, gracilando t’aspetta
con ciò che in tua vasta rapina
le strascichi dalla già netta
cucina.

IV
Tu lasci che t’odiino, lasci
che t’amino: muta, il tuo giorno,
nell’angolo, resti, coi fasci
di stecchi che attendono il forno.
Nell’angolo il giorno tu resti,
pensosa del canto del gallo;
se al bimbo tu già non ti presti,
che viene, e ti vuole cavallo.
Riporti, con lui che ti frena,
le paglie ch’hai tolte, e ben più;
e gioia or n’ha esso; ma pena
poi tu.

V
Sei l’umile ancella; ma reggi
la casa: tu sgridi a buon’ora,
mentre impaziente passeggi,
gl’ignavi che dormono ancora.
E quanto tu muovi dal canto,
la rondine è ancora nel nido;
e quando comincia il suo canto,
già ode per casa il tuo strido.
E l’alba il suo cielo rischiara,
ma prima lo spruzza e imperlina,
così come tu la tua cara
casina.

VI
Sei l’umile ancella, ma regni
su l’umile casa pulita.
Minacci, rimproveri; insegni
ch’è bella, se pura, la vita.
Insegni, con l’acre tua cura
rodendo la pietra e la creta,
che sempre, per essere pura,
si logora l’anima lieta.
Insegni, tu sacra ad un rogo
non tardo, non bello, che più
di ciò che tu mondi, ti logori
tu!

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Stornelli d’inverno

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Stornelli d'inverno
Fior di collina,
son cadute le foglie ad una ad una,
e l’erba è inargentata dalla brina.
Fior di tristezza,
i rami son stecchiti e l’erba vizza;
par fuggita dal mondo ogni bellezza.
Fior freddolino,
potessimo vedere un ciel sereno
e un raggio d’oro splender nel turchino!
Fior di speranza
sotto la neve c’è la provvidenza
che lavora per noi; c’è l’abbondanza.

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Costume di Harry Potter Fai Da Te

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occhiali da harry potter fai da te

Harry Potter ha sempre suscitato nei bambini un grande fascino.
Poter indossare almeno una volta il costume del maghetto più famoso tra i ragazzi credo sia un desiderio di molti bambini e il Carnevale è il periodo più adatto per farlo.

Realizzare un costume di Harry Potter fai da te è abbastanza facile e spesso, soprattutto se i bambini partecipano ad una piccola festa a scuola, si può puntare sui soli accessori (gli occhialini rotondi, una bacchetta, una sciarpetta e una cravatta) per la riuscita del travestimento.

Gli occhiali per il costume di Harry Potter fai da te

Cosa serve

  • cartoncino bibite
  • forbici
  • pennarello nero
  • plastica trasparente
  • elastico

cartone,

Come fare 

Ritaglia con le forbici la sagoma di un paio di occhiali rotondi, sfruttando i fori già presenti.

occhiali harry potter carnevale 2

 

Tieniti a qualche centimetro dai margini e fai in modo di lasciare ai lati una aletta di cartone che servirà come supporto per l’elastico.

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Gira la tua sagoma dalla parte in cui il cartone non è colorato e colora il bordo degli occhiali con un pennarello nero

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Per fare le lenti prendi un foglio di plastica trasparente (per esempio va benissimo la plastica vecchia della copertina di un libro) e ritagliane due dischetti un po’ più grandi della montatura degli occhiali.

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Incolla i due dischetti di plastica sul retro degli occhiali.

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A questo punto, dopo aver fatto un piccolo foro sulle alette di cartone laterali, infila un elastico da ambo le parti per tenere gli occhiali sulla testa.

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Suggerimenti per completare il costume

Per terminare il costume da Harry Potter fai da te in maniera facile e veloce, puoi creare il mantello tagliando un semicerchio nel pannolenci nero, un semicerchio nel pannolenci rosso e unire le due parti (prendi la misura dal collo fino alle caviglie) e fare o recuperare una sciarpa giallo/rossa.

Vesti il tuo bambino con pantaloni, camicia e cravatta, fagli indossare occhiali e mantello ed il tuo novello maghetto Harry Potter è pronto!

Buon divertimento.

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Burattini

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Burattini
Son di legno, son piccini,
sono svegli e birichini,
semre buoni ed ubbidienti,
sempre allegri e sorridenti,
son delizia dei bambini:
viva, viva i burattini.
Pulcinella ed Arlecchino,
Stenterello e Meneghino,
e Brighella e Pantalone,
Facanappa e Balanzone,
fanno ridere i bambini:
viva, viva i burattini.
Quando alcun non li molesta,
dormon tutti nella cesta,
se ne stanno in compagnia,
sempre in pace ed armonia,
come tanti fratellini,
viva, viva i burattini.

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Brinata

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Brinata
Non è neve: men candida,
più sfumata fioritura,
esalata nel silenzio,
della magica natura.
Nella notte l’incantesimo
si fermò tra gli alti rami,
stese lento in mezzo agli alberi
le sue trine e i suoi ricami.
Ma la trama ormai dissolvesi,
vinta dal sol che già l’ha tocca;
un gocciar di gravi lacrime,
piove intorno, intorno fiocca.

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I due cuori

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due cuori

Immagine tratta dal libro di lettura: “Ragazzi, evviva la vita: letture per la seconda classe elementare” di Enrico Toscano (Firenze, Marzocco, 1946)

Un bambino fa la nanna
sulle braccia della mamma,
un cuor piccolo e un gran cuore
si bisbigliano parole.

San parole? Sono suoni?
Sono olezzi? o sono voli?…
Parla un cuore all’altro cuore,
come il fiore parla al sole…

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Nevicata

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inverno-8
Il bimbo guarda alla finestra i fiocchi
taciti, ch’empion turbinando l’aria;
guarda la strada bianca e solitaria,
che non ha che un ombrello e due marmocchi.
E guarda la casina dirimpetto,
ch’è agghiacciata dal vento e dalla bruma.
ma che pur nel silenzio algido fuma
con la pipa del suo comignoletto.
Sorride il bimbo nel suo caldo covo,
ed è stupito perché i fiocchi, a un tratto,
d’un paesello nero e vecchio han fatto
un paesello tutto bianco e nuovo.

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Maschere

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Maschere
Rosaura geme
Florindo freme,
Lelio domanda, Pantalon nega;
Brighella stringe
solida lega
con Arlecchino;
chè, se Cavicchio
trova Batocchio
presso un crocicchio,
gli strizza l’occhio
e stretto il patto,
saldo il contratto.
Pierrot non vede…
egli strimpella
la serenata…
e Colombina
che l’ha sentito
fruscia in sordina
nel vano scuro
della vetrata…
E là, premendosi
la man sul cuore,
trepida ascolta…

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La luna

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La luna
C’è la luna
grande e schietta
lassù in vetta
a la collina.
Scende, bianca
tonda e scialba,
verso l’alba
luminosa.
Mollemente ella s’adagia
su una nube di bambagia
e tra gli orli suoi d’argento
rotolare la fa il vento.

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Acqua

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Acqua
Acqua fresca che saltelli,
canticchiando sopra i massi
ti salutan gli alberelli,
ristorati quando passi.
E son liete l’erbe e i fiori,
di specchiarsi nel tuo seno
mentre in altro ti sorride,
il bel ciel terso e sereno.

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Nonno inverno

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Nonno inverno
Chi ti ha insegnato a ricamare
di bianche trine gli alberi spogli,
a disegnare giori di gelo,
a far cadere fiocchi dal cielo?
Hai un mantello ch’è senza pari,
proprio tessuto dalle tue mani,
soffice, lieve, immacolato;
in esso celi le case e il prato,
i colli e i monti, poi me lo presti
ed io vi affondo in allegria.
Oh nonno inverno, chi t’ha racchiuso
nel vecchio cuore tanta poesia?

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Le manine

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manineImmagine tratta dal libro: “Campane a festa: letture per le scuole elementari, classe terza” di Luisa Vistoli (Milano, La Prora, 1949)

Le morbide, lievi manine piccine
d’un bimbo, che mai sanno fare?
A sera si giungono
e sanno pregare;
al povero tendono
per via l’elemosina pia;
i frutti raccolgono
non troppo alti, penduli dai rami;
raccolgono i fiori
che certo le chiamano
con vaghi colori,
coi petali teneri,
così, come quelle manine piccine.
E quando accarezzano la mamma,
lo sa che son fiori la mamma:
sbocciati in un lieto giardino,
divino, in segreto.

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La neve

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La neveDal cielo tutti gli angeli
videro i campi brulli
senza fronde nè fiori,
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve,
la fiorita neve.

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Stornellate di Carnevale

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maschere6
Fior di melone!
Giochiamo e divertiamoci ben bene:
è carnevale! Evviva Pantalone!
Fior di mortella!
A carnevale tutto il mondo balla;
la maschera più gaia è Pulcinella!
Fior di cedrina!
Anche Rosaura danza la furlana,
con Florindo e la vispa Colombina!
Fiore di grano!
Arrivano Tartaglia e Rugantino;
facciamo girotondo: qua la mano!
Fiore di spino!
Ogni viso sia lieto e il cor sereno.
Viva, viva, Brighella ed Arlecchino!

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Armi dell’allegria

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Armi dell'allegria
Eccole qua
le armi che piacciono a me:
la pistola che fa solo “pum”
(o “bang”, se ha letto
qualche fumetto)
ma buchi non ne fa…
Il cannoncino che spara
senza fare tremare
nemmeno il tavolino…
il fuciletto ad aria
che talvolta per sbaglio
colpisce il bersaglio
ma non farebbe male
nè a una mosca nè a un caporale…
Armi dell’allegria!
Le altre, per piacere,
ma buttatele tutte via!

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Scenetta bianca

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scenetta biancaDa un bel boschetto a far la serenata
la luna tutta bianca s’è affacciata:
sono i monti, le valli, le colline
tutti sparsi di pecore piccine.
La luna ride un poco: un faggio stanco
dorme sognando un gran cappuccio bianco.
Sola sul monte una chiesetta in pace
con la pupilla d’oro guarda e tace.

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