Quantcast
Channel: I testi della tradizione di Filastrocche.it
Viewing all 6284 articles
Browse latest View live

Girotondo d’allegria

$
0
0

Girotondo d’allegriaImmagine tratta dal volume: “Buone vacanze: per i promossi alla quarta classe” di Alba D’Aste e Lionella Biagiotti (Firenze – Vallecchi – 1949)

Girotondo d’allegria
d’una vispa compagnia,
che ha deposto là in canto
i quaderni, i libri, quanto
le serviva per studiare,
per venire a respirare
l’aria pura e imbalsamata
di quest’angol di vallata.
Su, compagni, riposare
or vogliam, vogliam giocare
qui tra i fiori e tra gli uccelli
e trascorrer giorni belli.
Viva, viva l’allegria
della vispa compagnia!

Girotondo d’allegria è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it


Paran pan pan

$
0
0

Paran pan pan
Paran pan pan
col sciop in man
col sciop in tera
tira la guera
i suldà i é andà a la guera con la sciopa e la furzela
con la sciopa e i canùn
Pim Pan Pun tajadel e macarun!!!

Paran pan pan è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

L’acqua e la brace

$
0
0

L'acqua e la brace
Ng’era na vota nu sicchio e na vrasèra,
L’acqua ind’o sicchio e a vrasa ind’a vrasèra;
“Ah! Si nun nge fosse stata io, nun nge sarìa vita “ncopp’a stu munno!”
Récètte l’acqua a auta voce pe se fa sente ra vrasa.
E a vrasa accussì re respunnette:-
“Tinìti raggione, ma senza u calore r’a fiamma mia, che fosse stu munno? Che fussi tu stessa?
Sulo chiatruli e chiatruli, friddi e sanz’ anima!”
“Che bbuò sapè, tu?!?” respunnétte l’acqua resenduta “Ind’a mme aggiu sentuto u primo battito
R’u primo còre, u primo tremmulìo re na cosa viva!”
“U ssaccio buono puru io!” facette a vrasa “U calore mio mboca u nuzzo sott’a terra
E, chiano chiano, se apre, caccia na rarechèlla, na fugliulélla e, ‘mpruvvisamente,
A ddò prima nun ng’era nienti, può verè n’albero auto e forte, generoso r’ombra e frutti!”
Accussì l’acqua e a vrasa se menavano frecciate
Quanno na vicchiarella, stanca e affannata, au tàulo s’avvicinao cu l’intenzione re s’assettà.
Piglianno posto ncoppa a seggia, nu père stennètte sott’a u tàulo e, mang’a farl’apposta,
U sicchio nduzzao cu na bella botta tosta.
Che non succerette!?! U sicchiio s’abbòtecao cu l’acqua ncopp’ a vrasa.
E a vrasa, puverella, ind’a n’attimo, cennere addeventao.
Ma mango l’acqua facette na bella fine: ncielo se nne vulao cu nu sbuffo re vapore.

L’acqua e la brace è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Sant’Antoni dal busghin

$
0
0

Sant'Antoni dal busghin
Sant’Antoni dal busghin,
chi n’ghè pan e chi n’ghè vin,
chi n’ghè legna da brusar,
Sant’Antoni cum’egna da far?

Sant’Antonio del maialino,
qui non c’è pane e non c’è vino,
qui non c’è legna da bruciare,
Sant’Antonio, come dobbiamo fare?

Sant’Antoni dal busghin è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Il pioppo

$
0
0

Il pioppo
Conosci il riso del pioppo
al margine del ruscello?
E’ come un allegro monello
che sia cresciuto troppo.
Ride alla melodia
dell’ospite usignolo,
ride alla luna e al volo
d’un’ala che sfiora e va via.
Quando scherzoso arriva
tra le fogliette il vento,
ride e fruscia contento
d’una risata viva.
E guarda piegando piano
la cima di qua e di là,
l’acqua passata che va
lontano lontano lontano.

Il pioppo è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Plumette e il gomitolo rosa

$
0
0

Plumette e il gomitolo rosa
Plumette era una mamma gatta che raccontava spesso ai suoi tre gattini storie di vita per farli crescere sani e forti. I gattini si chiamavano Morbidosa, Batuffolo e Spolverina. Di solito Plumette lo faceva durante le passeggiate, dopo un salto da un tetto all’altro, una corsa in giardino o la sera, vicino al grande camino. Quando Morbidosa, Batuffolo e Spolverina dormivano, Plumette usciva fuori a guardare la luna: “Che bella!” pensava, “sembra un grande gomitolo di lana bianca!”. Poi, rientrava a bere il latte dalla sua ciotola e si accoccolava vicino alla padrona, serena e felice della sua vita da mamma gatta.

La sua padrona si chiamava Allegra ed adorava lavorare a maglia, con i ferri sapeva creare autentici capolavori: coperte, golfini, cappellini, sciarpe, scarpette per i bebè, passava interi pomeriggi a sferruzzare davanti al grande camino di casa. Poi, regalava tutto quello che creava alla gente meno fortunata di lei e diceva a Plumette: “Vedi Plumette, questo camino ci dà ogni giorno molta luce e calore, siamo fortunate io e te! Ma ci sono tante persone al mondo che necessitano di tutto: cibo, vestiti e un tetto per coprirsi dalla pioggia e quindi perdono anche la luce negli occhi e diventano tristi ed è per questo che io lavoro a maglia!”.

Plumette pensò, tra sé e sé, che lei ed i suoi gattini erano nati molto fortunati perchè erano amati dalla loro padrona ed avevano il pelo per riscaldarsi.
Plumette giocava spesso con i gomitoli di lana di Allegra e per questo la padrona le aveva regalato, per il giorno del suo compleanno, una scatola con dentro quattro grandi gomitoli: erano quattro gomitoli rosa che erano avanzati da una grande coperta che aveva appena finito. Che allegria! Plumette aveva chiamato subito i suoi micini e aveva detto:
“Oggi, giorno del mio compleanno voglio farvi un regalo: un gomitolo di lana ciascuno, usatelo bene, con parsimonia, non lo rovinate subito e vi regalerà delle belle sorprese”. I tre gattini ascoltarono attenti le parole della mamma e si presero un gomitolo ciascuno, erano tutti e tre molto contenti del dono.

Passavano i giorni nella grande casa di Allegra e di Plumette: la primavera con i fiori, l’estate con l’erba gialla e bruciata, l’autunno con le foglie rosse che cadono e l’inverno con il freddo e la neve. In un brutto giorno di tempesta, Plumette perse la sua gattina Morbidosa. Tutti gli abitanti della grande casa di Allegra iniziarono a cercarla: in casa, fuori in giardino, nelle stanze, in cantina, nel solaio. Niente da fare, Morbidosa non si riusciva a trovare. Plumette sapeva che Morbidosa aveva paura del temporale ed aveva il timore che fosse rimasta incastrata in qualche buco o che avesse perso la strada di casa. Arrivò la notte e tutti erano molto tristi in casa perché di Morbidosa non si aveva piu’ nessuna traccia.
Ma proprio nel buio e nello sconforto si accese finalmente una luce, era quella della lanterna del vecchio giardiniere Ausilio, che armato di grandi stivaloni di gomma, aveva continuato a cercare Morbidosa anche dai vicini e l’aveva trovata, la gattina era fra le sue braccia: “L’ho trovata nella casa dei vicini” disse il vecchio giardiniere “nella capanna degli attrezzi. Ho visto un filo di lana rosa, mi sono incuriosito ed ho iniziato a seguirlo. Portava ad una vecchia scala di legno su nel solaio e sotto il tetto ho trovato Morbidosa che dormiva felice sul suo gomitolo di lana rosa”.

Fu una vera festa per tutti quanti e la casa di Allegra passò alla storia come la casa del Gomitolo Rosa, perché quel gomitolo di lana aveva fatto ritrovare Morbidosa ed aveva indicato la strada da percorrere quando qualcuno si perde. “Grazie mamma per il gomitolo rosa che ci hai regalato!” dissero i micini in coro “un filo di lana rosa ci ha riunito per sempre!”.

Plumette e il gomitolo rosa è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Il cucù malato

$
0
0

Il cucù malato
C’è un gran pendolo lassù,
dove vive quel cucù
che ogni giorno col suo verso
dà la sveglia all’universo.
Ma stamane ha il mal di gola,
ha perduto la parola,
e non può cantar l’ora
a chi dorme, a chi lavora;
sorge il sole rosso e giallo,
ma beato dorme il gallo;
con la sua mandolinata
apre il grillo la giornata;
come scocca mezzogiorno,
nonno gufo imbocca il corno;
quando poi la notte cala,
stride allegra la cicala,
e la luna sonnolenta,
chiude gli occhi e si addormenta.

Il cucù malato è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Saluta il tricolore

$
0
0

Saluta il tricolore
Se il tricolore sventola,
salutalo, bambino:
e pensa che la Patria
ricordan quei colori.
La Patria è un bene grande:
e la Patria tua è l’Italia.
Per farla unita e libera
san tanti i suoi Caduti.
Per farla giusta e nobile
può anche un piccolino
con la bontà e lo studio,
dare il suo grande dono.
Per questo il tricolore
tra tutte le bandiere
dei popoli del mondo
con palpito sicuro
sventolerà nel cielo.

Saluta il tricolore è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it


I nomi propri

$
0
0

I nomi propri
Con la nascita si pone, nome proprio alle persone
e di nomi ne son tanti, quanti son le sante e i santi
Carlo, Marta, Anna, Maria, Pietro, Alberto, Ida, Lucia
le città e i monti e i mari, nomi propri son del pari
se tu guardi la cartina, già ne trovi una ventina
Roma, Napoli, Torino, Alpi, Tevere, Appennino
nome proprio è Italia mia, il più bello che ci sia!

I nomi propri è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Sgnora padrona

$
0
0

Sgnora padrona
Sgnora padrona
la meta la pitona
al la meta ben ben
che adman a turnaren
a turnaren con la cariola
a purtar via vostra fiola
a turnaren col cariulon
a purtar via vostro nunòn.

Signora padrona
metta la tacchina
la metta ben bene
che domani torneremo
torneremo con la carriola
a portar via vostra figliola
tornerelo con il carriolone
a portar via vostro bisnonno 

Sgnora padrona è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Lo sbaglio del gallo

$
0
0

Lo sbaglio del gallo
Alla casetta ove posava un gallo
picchiò la luna uscita fuor dal mare.
Vedendo l’aria empirsi di corallo,
si scosse il gallo, e si buttò a cantare:
“Chicchirichì, il sole è qui!”.
Tanto cantò che udirono le stelle
e risero fra lor del grosso abbaglio;
ma un vecchio asino aperse le mascelle
e protestò con un solenne raglio.

Lo sbaglio del gallo è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

L’acqua

$
0
0

L'acqua
Sempre indocile, trepida, infantile,
con che dolcezza timida ti lagni
nella discreta pace di un cortile!
Ma lietamente garrula, tra spini
d’agreste fosso, il misero accompagni
per ombre solitarie di cammini.

L’acqua è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Le fossette

$
0
0

Le fossette
Sulle mie guance ho due buchini
dicon tutti sian bacini.
L’angioletto mi ha baciato
e le fossette mi ha lasciato.
Chissà su quante facce
lui ha lasciato le sue tracce…
Di certo so che le ha
la mamma e anche il papà!

Le fossette è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Due lucide fiammelle

$
0
0

Due lucide fiammelle
Sul mio visino brillano
due lucide fiammelle
vedono il sol, le stelle
la luce e i bei color.
Vedono i prati
i fiori variopinti
le rose ed i giacinti
la mamma ed il papà.
Ma quando viene sera
si cala una tendina
e fino alla mattina
non ci si vede più.

Due lucide fiammelle è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

La vecchia nel bosco

$
0
0

C’era una volta Alice, una povera servetta che era in viaggio in carrozza con i suoi padroni su una strada di campagna. Ad un certo punto la strada si inoltrava in un folto bosco, buio e misterioso. Lei aveva un po’ di paura ad addentrarsi tra gli alberi, ma non poteva fare altro: doveva stare con i suoi padroni. Quando furono proprio in mezzo a quel bosco scuro, dalla macchia sbucarono dei briganti e assalirono la carrozza. Ma lei, pronta di riflessi, si nascose veloce dietro a un albero. Invece i padroni non furono abbastanza veloci e furono uccisi dai briganti.

Quando i ladroni se ne furono andati, la servetta uscì dal suo nascondiglio e si mise a piangere amaramente pensando che ora era sola nel bosco scuro e misterioso. Non conosceva la strada per uscirne. Sarebbe sicuramente morta di fame.

Dopo un po’, si mise a camminare e provò ad andare di qua e di là, senza però incontrare mai nessuno e senza ritrovare la strada di casa.
Quando arrivò la sera, si mise sotto ad un albero e si raccomandò alla Provvidenza. Pensò di rimanere lì e di non muoversi fino al mattino.
Dopo un po’ che se ne stava ferma sotto all’albero, ecco arrivare un bel colombo bianco che aveva nel becco una piccolissima chiave d’oro. Il colombo, che si chiamava Pino, lasciò cadere in mano alla servetta la chiavetta d’oro e disse: “Vedi là quel grande albero? C’è una piccola serratura, tu aprila con la piccola chiave e troverai cibo a sufficienza e non soffrirai più la fame”.

Alice incredula si avvicinò all’albero che aveva indicato il colombo Pino, e vide davvero la serratura. L’aprì e trovò una scodella di latte e del pane bianco da inzuppare, così potè togliersi la fame e quando fu sazia disse: “Sono così stanca, potessi coricarmi nel mio lettino”.
A quelle parole tornò il colombo bianco che ancora portava nel becco una piccola chiave d’oro. Anche questa vota la consegnò alla piccola Alice e disse: “Apri quell’albero laggiù e troverai un lettino”.

Alice l’aprì e trovò un bel letto morbido, pregò per essere protetta durante la notte e subito si addormentò.
Il mattino dopo tornò di nuovo il colombo, portò un’altra piccola chiave e disse: “Apri quell’albero e troverai dei vestiti”.

Quando Alice aprì il terzo albero, trovò tante splendide vesti ornate d’oro zecchino e di gemme, così splendide che neppure una principessa poteva averle. La servetta non credeva ai suoi occhi e si vestì alla svelta. E così la piccola andò avanti a vivere nel bosco per un po’ di tempo. Tutti i giorni arrivava il bellissimo colombo bianco e provvedeva a tutto il necessario per lei e la vita scorreva felice e tranquilla.
Ma un giorno il colombo arrivò e disse: “Vuoi farmi un piacere?” e Alice, felice di poter ricambiare le gentilezze che il colombo aveva avuto per lei da quando viveva nel bosco, rispose: “Con tutto il cuore!”.

Allora il colombo Pino le spiegò che nel folto del bosco c’era una casetta, Alice doveva entrare in mezzo alla stanza: proprio vicino al focolare avrebbe trovato una vecchia, di nome Rina, che le avrebbe rivolto la parola e l’avrebbe chiamata per nome solo per farsi rispondere. Ma Alice non doveva darle retta, né rivolgerle la parola. Doveva solo aprire la porta sulla destra ed entrare in una stanza con un grosso tavolo. Sul tavolo avrebbe trovato tantissimi anelli di ogni tipo: alcuni splendidi con gemme preziose, altri d’oro zecchino e con le perle. Ma doveva lasciarli stare e non toccarli. Doveva solo cercare l’unico anello liscio liscio e senza decorazioni. Mentre il colombo  spiegava cosa Alice doveva fare, la serva annuiva e cercava di imparare bene le istruzioni.

Quindi Alice partì alla volta della casetta nel bosco. Una volta giunta lì, fece tutto quello che il colombo le aveva detto, ma l’anello liscio sul tavolo non c’era. Mentre lo cercava vide la vecchia Rina che le arrivava dietro le spalle di soppiatto con una gabbia in mano. Prontamente le tolse di mano la gabbia e quando ci guardò dentro vide un uccello che aveva l’anello liscio nel becco.

Alice prese l’anello, uscì di corsa e tutta felice aspettava il ritorno del colombo. Ma quello non tornava, così si appoggiò ad un albero per aspettarlo e si accorse che il tronco diventava morbido dietro le sue spalle e che l’albero chinava i suoi rami abbracciandola. Stupita, si guardò intorno e si accorse che l’albero si era trasformato in un bell’uomo che l’abbracciava con affetto e che le disse: “Tu mi hai sciolto dall’incantesimo e mi hai liberato dalla vecchia strega Rina, una strega cattivissima. Mi aveva trasformato in albero. Solo per qualche ora al giorno diventavo un colombo bianco. Finché la strega avesse posseduto l’anello fatato, io non potevo riacquistare la figura umana”.

Pino disse anche di essere un principe e chiese ad Alice se voleva sposarlo. Lei accettò con gioia e se ne andò con lui nel suo regno lontano, dove vissero per sempre felici e contenti

La vecchia nel bosco è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it


Filastrocca del mese di giugno

$
0
0

Filastrocca del mese di giugno
Filastrocca del mese di giugno,
il contadino ha la falce in pugno:
mentre falcia l’erba e il grano
un temporale spia lontano.

Gli scolaretti sui banchi di scuola
hanno perso la parola:
apre il maestro le pagelle
e scrive i voti nelle caselle…

“Signor maestro, per cortesia,
non scriva quel quattro sulla mia:
Quel cinque, poi, non ce lo metta
sennò ci perdo la bicicletta:
se non mi boccia, glielo prometto,
le lascio fare qualche giretto”.

Filastrocca del mese di giugno è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Di sera

$
0
0

Di sera
“Din don” fan le campane
“Andate a riposare!”
Risponde un uccellino:
“Cip cip, son qui a sognare!”
“Qua qua” gridan le rane
“Vogliamo un po’ cantar.”
“Pi pi” geme il pulcino
che non si vuol chetar.
“Bau bau” abbaia un cane
“Nessuno ha da passar!”
“Gnau gnau” dice il gattino
“Un topo vo’ acchiappar”.
“Zitti tutti… Piano piano
dorme alfine il mio bambino:
ora gioca assai lontano
in un grande e bel giardino,
dove sono gli angiolini…
tutti a nanna, bei bambini!

Di sera è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

I capelli

$
0
0

I capelli
Noi nasciamo stenterelli
sopra un campo spelacchiato,
ma l’età ci rende belli
ed il campo si fa prato!
Diventiamo così fitti
che contarci tu non sai!
Lo spavento ci fa ritti
o più bianchi dei ghiacciai!
Lisci, ricci oppure mossi,
variegati nel colore,
biondi, neri, a volte rossi…
… ci nascondono le suore!
Con il vento noi danziamo
come alberi sottili,
senza sosta noi cresciamo,
dall’aspetto sembriam fili.
Mille forme noi prendiamo
se ci tagli con gran cura
e modelli con la mano,
ma del tempo abbiam paura!
Col passar delle stagioni
noi perdiamo tanti amici,
non sappiam per qual ragioni
e perciò siamo infelici.
Chi è staccato dai dentini
dell’aratro dispettoso,
fra quei solchi mattutini
una prece è il suo riposo!
Chi sparisce fra le onde
spumeggianti di sapone,
la sua fine si confonde
fra la doccia ed il sifone!
E da ultimo c’è chi,
non essendo più piccino,
all’inizio di ogni dì
vien lasciato sul cuscino!
Dopo questa informazione
e fra tanti indovinelli
troverai la soluzione:
siamo proprio i tuoi capelli!!

I capelli è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Un concerto magico

$
0
0

Un concerto magico
C’era una volta Milano, la città della musica, aveva un teatro fantastico: la Scala, dove avevano suonato e lavorato grandi artisti, come il maestro Giuseppe Verdi.
Vicino al Duomo, c’era il negozio di don Lillo, lo conoscevano tutti in città, era in una stradina dietro la chiesa. In primavera, quella stradina si riempiva sempre di viole mammole e di musica: era uno spettacolo vedere tutti quei fiori colorati, sentire il loro profumo ed ascoltare la musica.

Don Lillo aggiustava ed accordava tutto il giorno gli strumenti musicali, la sua fama si era sparsa in tutta la città e molti musicisti arrivavano da tutta Italia e anche da Vienna, un’altra grande città della musica, per portare i loro strumenti. Tromboni inglesi rotti, fisarmoniche francesi senza due tasti, violini bulgari ammaccati, chitarre peruviane senza le corde, tutto era passato fra le mani d’oro di don Lillo, aveva sempre aggiustato, accordato, lucidato e resuscitato gli strumenti musicali a nuova vita.
Quando le campane del Duomo suonavano a festa, don Lillo alzava gli occhi al cielo, verso il lucernaio ed interrompeva per un istante di lavorare perché si confondeva con tutto quel frastuono. Sorrideva e si scusava con i suoi strumenti musicali, parlava loro come un giardiniere fa con i fiori: “Amici miei, un po’ di pazienza!” e poi riprendeva ad aggiustare flauti ecuadoriani, pianole rumene, violoncelli polacchi, tamburi africani, oboe tedeschi, tutto quello che poteva esprimere musica e melodia. Li c’era l’intero mondo delle note musicali. Don Lillo diceva sempre che gli strumenti erano fiori profumati di musica, ottoni e legni pregiati da cui sbocciavano le note e le melodie. Il suo locale era grandissimo e don Lillo aveva solo due mani, quindi gli strumenti sostavano nel negozio anche per tanto tempo, felici di essere poi aggiustati da delle buone mani.

Ma un giorno purtroppo arrivò in negozio il proprietario del negozio, don Frastuono, era un uomo sordo, alto, arrogante che urlava sempre: “Don Lillo è ora di sbaraccare, questo locale mi serve libero! Lo voglio vendere! Mi hanno offerto una buona somma”. Il viso di don Lillo assunse un’espressione triste, perché lui non aveva i soldi per comprare il negozio.
“Don Lillo le concedo un mese di tempo, chiaro?” disse don Frastuono e se ne andò sbattendo la porta.
Don Lillo in quel momento aveva fra le mani un pianoforte milanese da accordare e si mise a suonare una musica che aveva composto tanti anni prima. La suonò con tanto amore, perché chi suona uno strumento queste cose le sa e le sente e le vive ogni giorno. Poi, chiuse il suo negozio e si diresse verso casa.
Ed allora nel locale successe un fatto davvero straordinario, gli strumenti si misero a confabulare fra loro, suonando.
Il pianoforte milanese chiese: “Come possiamo aiutare don Lillo?”.
Rispose la chitarra spagnola senza due corde: “Organizzeremo noi un concerto qui dentro, a pagamento, verranno tutti, e don Lillo sara’ salvo!”
La tromba russa senza un tasto disse: “Anche se manca un mi non importa, me la posso cavare!”.
Ed il tamburo africano sfondato: “Il mio suono è un po’ sordo ma in fondo in fondo sarà più dolce!”.
Si alzò il flauto ecuadoriano: “Io per tradizione sono magico. Quindi salterò di porta in porta a chiamare tutta Milano e oltre, volerò nello spazio, attraverserò le guglie del Duomo e volerò come  come una rondine!”.
Oni strumento accatastato iniziò a suonare la sua nota e dire la sua opinione! Il pianoforte milanese concluse: “Va bene suoneremo la musica di don Lillo, è bellissima!”. Poi aggiunse: “Tu organetto turco malandato suonerai e all’occorenza ti aprirai per raccogliere i soldi. Ti metteremo primo, lì sulla porta, con sopra scritto Aiutiamo don Lillo!”.

La notizia della chiusura del negozio di don Lillo si sparse in tutta la città ed arrivò fino a Vienna. La gente diceva: “Che peccato! E’ la fine di don Lillo! E’ la fine di un’epoca!”.
Ma la notte seguente era una notte incantata, con la luna piena ed il cielo impreziosito di stelle ed allora il lucernaio si aprì ed uscì il flauto magico, iniziò a suonare una dolce canzone di richiamo e tutta la città si svegliò ed iniziò a seguire il flauto, sino al negozio di don Lillo. Il flauto sorvolò pianure, laghi, orizzonti ed andò a chiamare gli abitanti di tante città.
E così tutti gli uomini che amavano la musica seguirono il suono melodioso, era come una richiamo del piccolo flauto rotto ed arrivarono a Milano!
Che fatto straordinario successe quella notte incantata milanese! In mezzo alla folla, l’organetto malandato si aprì e cominciò il miracolo, passato alla storia come il miracolo della musica! ono Dentro l’organetto turco e sfondato arrivarono un diluvio universale di monete! Tutti vollero lasciare una piccola offerta.

Il povero don Lillo era felice e frastornato e sorridendo diceva “Grazie, grazie!” e si inchinava per ogni offerta lasciata. E quando tutti i suoi strumenti rotti iniziarono a suonare la sua musica, allora il pover’uomo si commosse davvero! Iniziò un grande concerto, un concerto speciale, straordinario, unico al mondo, suonato solo dagli strumenti musicali rotti e provenienti da tutte le parti del mondo e senza musicisti!

Ed il negozio di don Lillo fu salvato e comprato. Perché la musica è la più grande magia esistente e, come l’amore, avvolge l’intero universo.

Un concerto magico è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Il libro vi saluta

$
0
0

Il libro vi saluta
Se pur costa dolore,
dobbiamo dirci addio.
Io conosco il tuo cuore,
tu hai scoperto il mio.
Insieme abbiam vissuto
ore calde e serene.
Ci siam voluti bene.
Tu intanto sei cresciuto,
tu sei fatto un ometto;
tu bimba, una donnina.
Io, vecchio che cammina,
quel che sapevo ho detto.

Il libro vi saluta è uno dei tantissimi contenuti che puoi trovare su Filastrocche.it

Viewing all 6284 articles
Browse latest View live