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Channel: I testi della tradizione di Filastrocche.it
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Vacanze per tutti

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Vacanze per tutti
Filastrocca vola e va
del bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia delle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo resta in città:
si sdraia al sole sul marciapiede,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente:
– Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi;
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decreto
va in prigione difilato.

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Ho sbagliato habitat

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Ho sbagliato habitat
Ma che disperazione!
Qui c’è grande confusione!
Il ranocchio è nel buco
sulla ragnatela c’è il bruco…
Ma allora dov’è il ragno?
Sarà mica nello stagno?!

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Vacanza

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VacanzaImmagine tratta dal libro: “Fiori sul sentiero: letture per la classe terza elementare” di Pietro Caccialupi e Ernesto Barilli (Milano, La Prora, 1949)

La scuola è vuota, i bimbi andati via,
i finestroni chiusi, i banchi all’aria.
In un canto una scopa solitaria
riposa, dopo fatto pulizia.
Solo un sommesso pigolìo d’uccello
rompe il silenzio dei deserti androni;
e nel cortile, liberi e padroni,
fanno vacanza i gatti del bidello.

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La scuola è finita

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La scuola è finita
Un anno è già passato,
ed io sono più grande…
di cose nuove e belle,
ne ho fatte proprio tante!
Adesso siamo a giugno,
ed in vacanza andrò,
così più riposato
a settembre tornerò.

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Un due tre

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Un due tre
Un due tre, questa è la conta dell’allegria
L’allegria va con la risata
A cercare una bella giornata.
La giornata è andata dal sole
A cercare un po’ di calore.
Il colore è rosso giallo per
Imparare il canto del gallo.
Il gallo ce l’ha il re
A star sotto tocca a te!!!

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Mattutino

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Mattutino
Svegliati, svegliati, campanaro,
la rondine canta, il cielo è chiaro!
Piglia la corda e suona le campane,
ché il fornaro vuol fare il pane,
ogni cuore vuol palpitare.
Ma in ogni casa mamma è desta,
e spalanca la finestra,
e fa tutto pian pianino,
ché ancora dorme il suo bambino.
(Dorme con le manine strette
e l’angelo chissà cosa ci mette!)

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Filastrocca di saluto alle maestre

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Filastrocca di saluto alle maestre

Cara maestra, mi sembra ieri
ch’ero alto un metro; e tu com’eri?
Eri più alta o eri più bassa?
Non lo ricordo, il tempo passa.
Il tempo corre, il tempo vola
ed è già tempo di cambiar scuola.
Ma non son triste, lo sai perché?
Perché nel cuore resti con me.

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L’alba sale

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L'alba sale
L’alba sale. Batte
qualche porta, qualche imposta;
i primi carri del latte
traballano, fanno sosta.
L’alba sale…
… e in alto, ancor più in alto, come un fiore
sullo stelo
tra le aiuole
delle nuvole, il sole, il sole, il sole!

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Alla festa del sole

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Alla festa del sole
Alla festa del sole
son mille gli invitati:
un mare di grano biondo
e i papaveri dei prati,
le onde azzurre azzurre,
le vele bianco neve.
e, tra le verdi fronde,
la brezza lieve lieve,
i castelli di sabbia
accanto agli ombrelloni,
risate di bambini,
voli di aquiloni.

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Canto d’uccellino

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Canto d'uccellino
In cima a un’antica pianta,
nel roseo del ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta, cinguetta;
povera piccola gola,
ha in tutto una nota sola
e quella ancora imperfetta.
Perchè cinguetta? Che cosa
lo fa parer sì giulivo?
S’allegra d’essere vivo
in quella luce di rosa.

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Giocare, giocare

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Giocare, giocare
Andiamo alle falde del colle oggi
a giocare, giocare, giocare.
Sul colle ove sbocciano le margherite
come neve, neve, neve.
Intrecceremo una ghirlanda di margherite,
una domani e domani ancora,
là dove le margherite sbocciano come neve,
é laggiù che vogliamo andare.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano
come pesci, pesci, pesci.
Giù nella baia ove i bimbi nuotano,
giù nella baia macchiata di bianche vele,
o sul colle ove sbocciano le margherite.
E’ laggiù che vogliamo andare.

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La musica

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La musica
La musica è un lieve suono
che s’innalza in tutto lo spazio
è un fruscio tra il silenzio,
e un’armonia di felicità.

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Raccontami una storia

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Raccontami una storia
Le storie dove stanno?
Ce n’è una in ogni cosa:
nel legno, nel tavolino,
nel bicchiere, nella rosa.
La storia sta lì dentro
Da tanto tempo e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla.
Ma se un principe o un poeta,
a baciarla non verrà
un bimbo la sua storia
invano aspetterà.

Gianni Rodari

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Osmizo e l’arcobaleno

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Osmizo e l’arcobaleno
Nei mari dell’est i colori dell’arcobaleno sono speciali, sembrano fatti di madreperla, c’è una ragione per questo: si tratta della vecchia storia di Osmizo che alla fine voleva lavare tutto. Osmizo era un bambino povero e sudicio, non voleva proprio lavarsi ed il suo peggior nemico era il sapone. Ogni volta che sua madre cercava di fargli fare il bagno, lui scappava via, scivolava come il suo peggior nemico, la saponetta. Usciva di casa, sbattendo la porta ed andava a nascondersi in un angolo buio e sporco del suo paese. Era proprio un peccato perché Osmizo era diventato nero come un pupazzetto di catrame e quando la gente lo incontrava per la strada, lo indicava e tutti gli ridevano dietro e al suo passare si tappavano il naso. Era così nero che la notte non si vedeva e si confondeva con il buio.

Ma un giorno, ritornando a casa di sera, Osmizo fece un incontro, un uomo, il maestro Bucato, che gli disse: “Voglio vederti danzare a piedi nudi! Se lo farai bene la ricompensa sarà grande per te e tutta la tua famiglia. Guarda: questo sacco di monete d’oro sarà tuo Osmizo!”. Allora Osmizo si tolse subito le scarpe e nero com’era, al buio, si mise subito a ballare. Quella notte non c’era la luna, il cielo era nuvolo e preannunciava la pioggia. L’uomo cercò di vedere Osmizo e la sua bella danza, ma non ci riuscì. “Caro Osmizo, sei così sporco che non posso vederti. Pazienza! Hai perso una buona occasione”. Allora Osmizo si rivolse al maestro Bucato: “Ti prego non te ne andare via così, prometto che mi laverò cosi mi vedrai, non mi abbandonare!”. E l’uomo: “Mi dispiace, andrò ad aiutare altri bambini, puliti e profumati”.

Ed allora avvenne un miracolo, perché il cielo volle aiutare il piccolo Osmizo. In quella notte memorabile, senza una stella, cadde giù una grande pioggia così forte che tirò via tutto il nero di Osmizo. Ed Osmizo finalmente lavato ballò tutta la notte, pulito e bianco come la luna. L’uomo commosso gli donò il sacco di monete d’oro e gli disse: “Chi si lava non solo pulisce il corpo ma anche i suoi sentimenti! Ricordalo sempre Osmizo!”. E sparì nella notte di tempesta.

Da allora Osmizo diventò il bambino più pulito del paese e non solo: voleva lavare tutto quello che di sudicio incontrava, anche le brutte azioni dei bambini monelli. Ed il cielo volle ricordare ad Osmizo quella storia e dopo l’acquazzone disegnò fra le nuvole l’arcobaleno, in segno di festa.

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Conta dei buchi

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Conta dei buchi
Nel bosco di Topazia
è accaduta una gran disgrazia.
Tutti gli alberi son caduti
ed han lasciato dei grossi buchi.
Attento bambino a non caderci dentro
che fai un buco al centro
salta di qua, salta di là
uno, due, tre ora tocca a te!!!

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Alba

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Alba
Sulla fosca città schiacciata al suolo
dal peso immane della notte nera
canta una squilla d’oro all’improvviso.
E par che scenda con tremulo volo
una nube di petali leggera
da un musicale fior di paradiso.

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Barchette di carte

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Barchette di carta
Giorno per giorno
io varo le mie barchette di carta
nella corrente del ruscello.
A grosse lettere vi scrivo
il mio nome e quello del mio paese.
lo spero che qualcuno
le trovi e sappia dove sono.
lo carico le mie barchette
con i fiori del giardino,
perché siano portati alla spiaggia,
nella notte.
Quando la notte viene,
sogno le mie navi
che vanno veloci
sotto le stelle di mezzanotte.

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Il cuore

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Il cuore
Sono rosso e muscoloso,
non conosco mai riposo!
Come pompa sono fatto
ed il ritmo sempre batto!
Spaventato corro in fretta
come pazza bicicletta,
riposato vado piano
come volo di gabbiano.
Or lo so che tu non credi
che io corra senza piedi!
E che possa io volare
senza ali da librare!
Ma c’è un’altra verità:
io mi sento a metà
e felice sol sarò
quando mi completerò!!

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Cielo di giugno

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Cielo di giugno
Cielo di giugno, azzurra giovinezza
dell’anno; ed allegrezza
di rondini sfreccianti in folli giri
nell’aria. Ombre, ombre d’ali
vedo guizzar sul bianco arroventato
del muro in fronte: ombre a saetta, nere,
vive al mio sguardo più dell’ali vere.
Traggon dal nulla, scrivendo con nulla
parole d’un linguaggio
perduto; e le cancellano
ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.

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Mare

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MareImmagine tratta dal libro: “Nel vasto mondo: letture per la quinta classe” a cura della Lega Nazionale (Milano, AETAS, 1948)

M’affaccio alla finestra e vedo il mare:
vanno le stelle e tremolano l’onde.
Vedo le stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.

Ecco, sospira l’acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d’argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

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