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Channel: I testi della tradizione di Filastrocche.it
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Autunno

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Autunno
Già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest’autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

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La gatta

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gatta

Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)

trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.

Che nera notte, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.

E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.

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Il mio gattino

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Il mio gattino
Quando sono un poco giù,
mesto e triste perlopiù,
sono solo e sconsolato
o, al contrario, un po’ agitato,
c’è una sola soluzione
per salvar la situazione!

Prendo in braccio
il mio gattino
e lo coccolo un pochino.
Poi lo abbraccio
e lo accarezzo:
il suo affetto non ha prezzo!
Fa le fusa, mi vuol bene,
così allevia le mie pene.

Sta con me, mi scalda il cuore,
mi regala un po’ d’amore.
E felice e in allegria
sempre sto in sua compagnia!
Il mio gatto, che bravura,
è per me la miglior cura!

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Il bruco Gugo

Le castagne

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castagneImmagine tratta dal libro: “Pagine gaie. Letture per il secondo ciclo, classe quarta” di Genoveffa Liverani e Anna Negri (Milano, Garzanti, 1960)

Da quali porte
grigie, lontane,
ci giunge quest’umido vento?
Le foglie morte,
le foglie vane
già tutte brinate d’argento,

sotto i vigneti,
lungo i sentieri
scorrono con lieve sussurro.
I cipressetti
nei cimiteri
sembrano velati d’azzurro.

Per le montagne
s’odon cantare
le spigolatrici dei boschi,
che le castagne
san raccattare
sull’orlo dei baratri foschi.

Le caldarroste
domani a sera,
ci scoppietteranno sul fuoco.
Chiuse le imposte
noi, matta schiera,
faremo battaglie per gioco.

Poi, con la pia
lampada, in via
ce ne andremo per ombre fonde
verso i paesi
d’oro e turchesi,
orlati da nuvole bionde.

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Bestie per bene

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Bestie per bene

Salinzucca Sperindeo,
professor di galateo,
s’è pel mondo messo in viaggio
col pensiero molto saggio
d’insegnar la civiltà
a chi è bestia e non ce l’ha.

Or tra il Polo e l’Equatore
Salinzucca professore
dà lezioni dotte e pratiche
alle bestie più selvatiche,
e con massime morali
rende umani gli animali.

Gli Elefanti allegri e gai
vanno a farsi bambinai
e a ciascun elefantino
fan la doccia ogni mattino,
applicando molto bene
i precetti dell’igiene.

L’Ippopotamo sul fiume
la funzion di barca assume
e sull’ampio suo groppone
traghettar fa le persone,
mentre il buon Rinoceronte
va col corno arando il monte.

Le Giraffe allampanate
al telegrafo impegnate,
or disposte in file uguali
nel deserto fan da pali,
ed a calci la Zebretta
fa il mulin girare in fretta.

Bestie per bene

Del rimorso il grave assillo
lacrimar fa il Coccodrillo,
che trasforma in schiaccianoci
le mandibole feroci
e alle Scimmie sopra il desco
va servendo il cocco fresco.

I Cammelli e i Dromedari,
altruisti-umanitari,
nei deserti sconfinati
dan da bere agli assetati
l’acqua limpida che cola
dalla loro incisa gola.

Con accesi occhi la Lince
della notte il buio vince;
e la Iena, bestia umana,
fatta ormai vegetariana,
scava e cerca tra le zolle
rape, tuberi e cipolle.

Il Canguro, poverino,
si va tosto a far postino
e cammina di gran lena
con la borsa sempre piena:
per giocar con i birilli
si fan palle gli Armadilli.

Bestie per bene

Il Serpente con gli occhiali
legge opuscoli morali,
coi sonagli un altro ancora
fa da sveglia e suona l’ora,
mentre il Boa pien di buon cuore
cinge il collo alle signore.

Alle nobili ottentotte,
che al mercato vanno a frotte,
con i loro becchi strani
fan da sporta i Pellicani;
è lo Struzzo in gran faccende:
fa le piume e poi le vende.

Fino al Polo Sperindeo
va insegnando il galateo,
e il Tricheco immantinenti
estirpare si fa i denti,
mentre l’Orso, reso nobile,
porta tutti in automobile.

La Balena in mezzo al mare
pesci più non vuol mangiare,
anzi allatta il Pescecane
che digiuno (ahimè!) rimane.
Una piccola bottega
apre intanto il Pescesega.

Ma un bel giorno il Professore,
ritornato all’Equatore,
capitò nella magione
del potente Re Leone,
che sedea con aria altera
tra una Tigre e una Pantera.

Bestie per bene

Con accento molto umano
disse allora il gran Sovrano:
“Grazie a te le bestie vili
diventate son civili,
e perciò di tutto cuore
ti ringrazio, Professore!

Pel gran bene che hai recato
alle bestie del mio Stato,
Professor, caro mi sei!
Professor, ti mangerei!”.
E in sì dir l’abbraccia stretto
e gli mangia il naso netto.

Salinzucca (che bel caso!)
torna a casa senza naso,
ed esclama entusiasmato:
“Che Leon ben educato!

Senza il corso di morale
che l’ha reso all’Uomo eguale,
certamente quel Leone
mi mangiava in un boccone.

 

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Il tappeto di Gadir

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tappeto gadir
I vecchi nomadi del deserto dicono che almeno una volta nella vita bisogna avere il tappeto di Gadir nel cuore. E raccontano a tutti i ragazzi l’antica storia di Gadir, specialmente nelle serate passate davanti al fuoco, seduti sulla sabbia, quando si raggruppano vicino alle loro tende, in mezzo ad un prato di stelle, guardando il lago argentato della luna.

Gadir era un giovane nomade che viaggiava per giorni e mesi nel deserto, vagabondava con il suo cammello in mezzo ai cieli di zaffiro e ai mari di sabbia. La sabbia ogni giorno formava nuove colline, sculture, paesaggi meravigliosi plasmati da un grande maestro: il signor Vento. Il  signor Vento sapeva sempre inventare nuovi scenari nel cammino giornaliero di Gadir e sul far della sera, quando la sabbia diventava azzurra come il cielo, il ragazzo montava la sua tenda per passare la notte. Stendeva una semplice stuoia, montava la tenda e dormiva.
I giorni passavano monotoni nel deserto, gli spazi erano immensi, i colori bellissimi, ma Gadir si sentiva solo.

Finalmente un giorno vide spuntare da una duna un cammello con sopra una ragazza. Aveva i capelli scuri, come una notte senza stelle e gli occhi grandi come oasi e vivi come l’acqua scintillante di una sorgente, linfa di vita. Gadir la seguì e cercò invano di parlare con lei, ma non sapeva il suo nome e non poteva chiamarla. Sul dorso del suo cammello cominciò a cercarla ma la ragazza si era dileguata nel nulla. Gadir sapeva che non era stato un miraggio e da quel momento vagabondò nel deserto con la voglia di rivederla.

Da allora la luna nelle notti divenne più bella, le stelle più lucenti ed i colori dell’alba più accesi, anche la sabbia dorata divenne più soffice fra le sue mani e non più dura come i granelli di sale. Gadir si era perdutamente inamorato, ma non sapeva scrivere e non poteva esprimere quello che sentiva nel cuore.

Un bel giorno si ricordò di suo nonno che insegnava ai ragazzi del villaggio come annodare i tappeti. Corse nel villaggio e prese dalla tenda del vecchio nomade i fili di lana di tutti i colori dell’arcobaleno e riprese il suo cammino. Alla sera iniziò ad annodare i colori per formare un grande tappeto, intrecciava il rosso, l’azzurro, il bianco, le forme, cercava di esprimere con le mani quello che aveva dentro il cuore. Quando il tappeto fu terminato ecco di nuovo apparire da una grande duna di sabbia la ragazza.
Gadir la fermò, lei scese dal suo cammello e Gadir le mostrò il suo tappeto, era la più bella dichiarazione d’amore e di colori di tutti i tempi.

Da cui nacque la leggenda di Gadir. La ragazza sorrise e lo prese per mano. Si sposarono e vissero felici per tutta la vita, vagabondando nei mari del deserto e dormendo la sera sul tappeto di Gadir.
Perché ogni piccola cosa fatta con grande amore diventa un autentico capolavoro.

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La formichina Cesira

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La formichina Cesira

La formichina Cesira
lavora tutto il dì,
in cerca di cibo da conservare
va spesso in soffitta
e non si fa mai trovare.

Briciole, semini e mollichine
trasporta ovunque con le zampine.
Lavora, lavora e mai si stanca,
poi si nasconde sotto una panca.
Per riposare solo un pochino
prima di fare il suo sonnellino.

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Le castagne

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Le castagne
San Francesco, poverello,
vi ha prestato i bei colori
del suo logoro mantello
e cadete nel cestello
con un salto menestrello.
Son di spino i vostri cuori,
ma la brace che allegria
e che dolce compagnia,
quando strepita l’inverno!
Grassottelle, rilucenti,
salutate le sementi
ed il monte imbacuccato
nel lenzuolo di bucato.

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Una parola che

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parola

Una parola che batte, martello.
Una parola che vola, uccello.
Una parola che copre, mantello.

Una parola per tagliare, coltello.
Una parola per dipingere, pennello.
Una parola per suonare, campanello.

Una parola rotonda, anello.
Una parola antica, castello.
Una parola dolce, fratello.

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Sole autunnale

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Sole autunnale
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose e piovve a catinelle.
Poi, fra il cantar delle raganelle,
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell’estate
di quel sottile scender di stelle.

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Decorazioni Halloween da appendere: il festone con fantasmi di lana

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decorazione-halloween-festone-fantasmini

Anche se Halloween non è una festa originaria delle nostre parti, è anche vero che ai bambini piace tantissimo. Infatti oltre che una divertente occasione per mascherarsi in maniera spaventosa -cosa che i bambini adorano- è anche un’occasione per fare tanti simpatici mostruosi lavoretti per decorare finestre, porte, stanze, sia di casa che di scuola.

Ti servono idee? Per esempio in tema di decorazioni Halloween da appendere, potresti aiutare i bambini a creare un bel festone con i tanti fantasmi di lana. Quello che ti serve sono davvero pochi materiali e qualche ora da passare con i bambini.

Decorazioni Halloween da appendere
Festone con Fantasmi di lana

Cosa serve

decorazione halloween festone fantasmini occorrente

  • palline filato bianco,
  • carta o stoffa nera
  • spago o filo,
  • 5 stuzzicadenti
  • nastro
  • colla
  • libro per avvolgere filo intorno e forbici.

Come fare

decorazione halloween fantasmini lanaAvvolgi il filo bianco intorno ad un libro o ad un pezzetto di cartone alto una trentina di centimetri almeno 50 o 60 volte

halloween fantasma lanaFai scorrere la matassina lungo il cartone, tirala fuori e lega i fili al centro.

fantasma halloween lanaIncolla la pallina in mezzo alla matassa e sotto alla legatura poi distribuisci bene i fili e rifinisci l’altezza dei fili con un paio di forbici.

decorazione halloween  fantasmiRitaglia degli occhietti rotondi su un pezzo di stoffa o carta nera e incollali al piccolo fantasma

decorazione halloween fantasmi festoneA questo punto passa una cordicella sotto al filo con cui hai legato ogni piccolo fantasma che hai preparato.

fantasmi lana halloweenIl festone fai da te con i fantasmi per Halloween è pronto!

Adesso fai decidere ai bambini dove appenderlo: va bene in mezzo ad una stanza, davanti alla porta di casa, sopra al caminetto. Oppure va benissimo anche come decorazione da fare a scuola.

Buon divertimento! 

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Ghiga e Ghega sono maghe

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Ghiga e Ghega sono maghe
Ghiga e Ghega sono maghe,
son megere con le rughe
o, la gente dice, streghe.
Fanno gesti, pappe grigie,
purghe, gemiti e magie,
piogge gelide o roghi,
velenosi sughi ed aghi:
basta solo che le paghi.

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Filastrocca canterina

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Filastrocca canterina

Filastrocca canterina
canta il gallo ogni mattina,
cantano i grilli in mezzo al prato
la serenata al cielo stellato;

canta il soprano, canta il tenore
con la mano sopra al cuore;
pedalando svelto e gaio
canta il garzone del fornaio.

Mentre si rade barba e baffetti
il babbo canticchia motivetti:
la sua voce è un po’ stonata
ma tutta la casa n’è rallegrata.

Per un momento scappano via
pensieri tristi e malinconia:
una canzone non dà da mangiare,
ma un po’ di coraggio te lo può dare.

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La danza delle streghe

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La danza delle streghe

E le streghe ballano
La danza per i maghi
Fanno il filtro magico
Per spaventare i draghi

Rit: Gira gira il mestolo
Tira su il coperchio
Fuoco fuoco notte e dì
Le streghe fan così.

Tre code di topo e una di serpente
Quattro pipistrelli e un ragno senza un dente
E questo è il filtro magico
E questo è il filtro magico.

Rit: Gira gira il mestolo
Tira su il coperchio
Fuoco fuoco notte e dì
Le streghe fan così.

E i barili svuotano
Bevendo a più non posso
Quando si ubriacano
Finiscono nel fosso

Rit: Gira gira il mestolo
Tira su il coperchio
Fuoco fuoco notte e dì
Le streghe fan così.

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Halloween colours

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Halloween colours
Black cat
Orange pumpkin
White ghost
Green-eyed monster
Black, orange, white, green
These are the colours
Of Halloween!

Black cats
Whitches hats
Jack o’lantern
Jack o’lantern
Black, orange, white, green
These are the colours
Of Halloween!

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La chiave dell’uscio di Meo

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La chiave dell’uscio di Meo

Questa è la chiave dell’uscio di Meo,
fabbricata da fabbro Fabrizio,
benedetta da Papa Pancrazio,
che mentre sedeva cotoni coglieva
e, stando a seggioloni, coglieva cotoni.

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Girotondo della paura

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Girotondo della paura

Paura gigantesca
paura appiccicosa
paura più assillante
di una mosca noiosa.

Paure che hai dentro
paure che hai fuori
paure che ti tengono
come i raffreddori.

Ce l’hanno proprio tutti,
non è escluso nessuno,
un po’ di tremarella
se la porta dietro ognuno.

Ce l’hanno i calciatori,
bagnini ed avvocati,
ce l’hanno i genitori,
bambini e fidanzati.

Allora come fare
come si fa a scocciare
la chiudi dentro un sacco
e poi la butti in mare?

Non esiste una ricetta
e neppure una magia
un poco di paura
ti tiene compagnia.

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L’ultima foglia

La stella di Kessy

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La stella di Kessy

Kessy era il miglior cacciatore che io abbia mai conosciuto.
Una volta l’ho visto in un sogno: era bello, con gli occhi lucenti e con l’arco e le frecce. Guardava una cerva bianca che gli diceva:
“Grazie Kessy! Grazie! Perché mi hai risparmiato!”. Era la vecchia storia di Kessy, per cui lui oggi è diventato una leggenda.

Kessy era un grande e abile cacciatore ed era molto bravo a tirare le frecce con l’arco. Tutti gli animali del bosco tremavano al suo passare: scappavano gli scoiattoli che si rintanavano frettolosi dentro i tronchi degli alberi, fuggivano i cerbiatti, le gazzelle e le marmotte sparivano sotto la terra. Anche i passerotti spaventati si nascondevano dentro i nidi, quando sentivano il rumore dei suoi passi.
Gli animali del bosco sentono tutto, anche i più piccoli fruscii e Kessy era diventato molto abile, si muoveva più veloce di un lampo ed era più silenzioso della notte.
Ma un giorno accadde qualcosa di molto speciale, vide sopra una collina una cerva bianca che lo fissava. Kessy prese subito il suo arco ed era già pronto a tirare la freccia per non farla scappare. Ma la cerva bianca, dopo un momento di esitazione, gli venne incontro: “Kessy, Kessy quanto bello distruggi! Non c’è bisogno che usi un’altra freccia, risparmiala! Io sono già tua, ecco prendi il mio cuore! E gli si mise davanti!”.
Kessy rimase così sbigottito che gli cadde l’arco per terra mentre la cerva bianca lo guardava. Tutti gli animali del bosco dissero in coro: “Il miglior cacciatore e’ stato cacciato!”. Ed organizzarono una grande festa nel bosco.
Kessy non ebbe più il coraggio di cacciare gli animali del bosco per tutta la sua vita.
Gli anni passarano e un giorno all’ora del tramonto – mentre il Sole stava andando a fare la solita visita notturna alla luna e alle stelle – Kessy ormai molto vecchio disse al Sole – che piano piano scompariva dietro la collina -: “Sole posso venire con te?”.
“Va bene Kessy, ho visto come ti sei comportato con quella vecchia cerva bianca tanti anni fa e ti voglio fare un bel regalo. Seguimi fino alla porta dell’alba in questo viaggio davvero speciale!”
Arrivarono alla porta dell’alba ed il Sole era quasi pronto a dare il buon giorno al mattino con i suoi raggi lucenti, ma prima di uscire fuori disse a Kessy:
“Ecco il mio regalo: diventerai immortale! Sarai una stella!”.

Ed infatti, nelle nottate chiare, nell’immensa prateria del cielo si vede sempre una grande stella luminosa che sembra un cacciatore.
L’avete mai vista? E’ Kessy.

 

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