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La rapsodia garibaldina

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rapsodia garibaldinaPagina di un quaderno di componimenti scritti dell’alunno Giulio Scarabellotto, frequentante l’Istituto “Umberto Maddalena” di Firenze.

I
Alto, a cavallo, mentre il sol dilegua
dietro i templi dell’Urbe, alla Coorte
Garibaldi parlò: Nessuna tregua!
Lascio Roma, che cede oggi al più forte,
ma non lascio la guerra. Volontari:
v’offro fame, battaglie, agguati, morte.
Chi vuol, mi segua. E al Duce, fra gli spari
delle francesi artiglierie più fitti,
si strinsero, acclamando, i Legionari.
E quel lacero gruppo di sconfitti,
quel mitragliato avanzo, ultimo e stanco,
d’audacie eroiche, d’epici conflitti,
mosse via dietro Lui, via dietro il bianco
puncio del Duce, cui l’invitta Anita
tacitamente cavalcava al fianco.
Debole e incinta, pallida e sfiorita,
l’ardita Donna, dall’Eroe travolta
nel turbinoso vol della sua vita,
seguì ombra fedele anche una volta
L’Eroe suo biondo in quella tragica ora
in quella notte perigliosa e folta,
verso l’ignoto. Come rossa aurora
boreale, nel buio, qualche tetro
baglior d’incendio fiammeggiava ancora,
e, quasi faro di trionfo dietro
lo stuol fuggiasco, ne splendea per l’aria
la jeratica volta di San Pietro.
Durò tutta la notte; obliqua e varia,
sfuggendo alle vittrici soldatesche,
la taciturna marcia leggendaria;
fin che all’alba sostò su tra le fresche
tiburtine ombre, fluttuando il piano
di baionette ispaniche e tedesche,
dense nei campi come a giugno il grano.

II
Nel silenzio di Tivoli, già insigne
di sacre Muse ospizio, tra sfumate
di pallido vapor selvette e vigne,
crosciava alla quieta alba d’estate
l’Anio spumante, memore d’Orazio,
chiamando al fresco delle sue cascate;
e per l’ultima volta, in breve spazio
sparsa fra il verde, bivaccò la schiera
di Garibaldi sotto il ciel del Lazio:
mentre Egli, in faccia alla velata austera
del pian malinconia fermo in arcione,
(né un soffio movea l’aurea criniera)
guardava assorto nella visione
del gran sogno di Roma, consacrato
dal miglior sangue della sua Legione.
E rivide, per quel sogno, l’alato
impeto di Mameli e di Montaldi
procomber su lo spaldo fulminato;
e sanguinar Manara co’ suoi baldi
bersaglieri piumati, un contro mille,
fra una selva di punte immoti e saldi;
e cascar Bixio, ardente Achille,
e Morosini piegar come un giglio,
e Villa Spada in cenere e in faville,
e Roma vinta… Fumido e vermiglio
il sole uscìa, fra umidi vapori,
sul mesto agro di Roma e sul periglio
del Cavaliere suo. Con precursori
lampi appressavan, rapida minaccia,
le baionette dei trionfatori.
E lo stuolo fuggiasco, senza traccia
lasciar di sé, come uno stuol di larve,
dinanzi all’oste sguinzagliata in caccia,
dall’opposto pendìo scese, e disparve.

III
Tutto quel luglio andò così, più scarsa
di giorno in giorno, la fedel Coorte,
trafelata, affamata, assetata, arsa,
da quattro eserciti inseguita a morte
fra gente ostil, fra l’odio e la paura
che le sbarravano in faccia le porte
come a masnada di briganti, in dura
continua marcia sotto lo stellato,
sotto la fiamma della gran caldura,
via, d’ansia in ansia, d’agguato in agguato,
per impervio selvaggio erto cammino,
dietro al suo Duce come dietro al Fato,
ché nel cor di quel Duce era il destino
d’Italia. Per la verde Umbria selvosa
valicò ansando l’eremo Appennino;
ruinò col Metauro in tortuosa
corsa pei greppi verso l’Adria gialli,
pei borri della Marca montuosa;
scese, ascese, ristette: E all’ime valli
ogni sbocco chiudean, presso e lontano,
siepi di sciabole irte e di cavalli.
Come accerchiata belva, il Capitano
sta fra il bosco d’acciar che lo circonda,
a te guardando, o arduo Titano;
e per quel bosco minaccioso a fonda
notte serpendo, attinge cauto a volo
la tua libera vetta al sol gioconda.
Primo, davanti allo sbandato stuolo,
reggendo Anita sua egra e sfinita,
salutò San Marino, ospite suolo.
Poi calò al mare. A nuova corsa ardita
pochi animosi or ne seguiano i passi;
ma gli batteva accanto il cuor d’Anita,
e un gran cuore di martire: Ugo Bassi.

IV
L’Austria bandì: Sarà pagata a peso
d’oro la testa del filibustiere
Giuseppe Garibaldi. Chi sia preso,
in mare o in terra, ai monti o alle costiere,
della sua banda, e chi ricetti o aiuti
quei campati alle forche e alle galere,
sarà impiccato. Ed ecco verso i muti
lidi, dell’Adria che solingo fiotta
e dalle ronde austriache battuti,
ecco arrancare un palischermo in lotta
con la grossa marea, ferocemente
cannoneggiato dall’austriaca flotta;
ed ecco, a notte, su le sonnolente
dune gittarsi un naufrago, portando
sopra le braccia una donna morente,
e cacciarsi nel buio. A quando a quando
fra le cannucce e il brago della valle
palustre affonda, arrestasi alenando.
E Garibaldi sentesi alle spalle
la pesta dei gendarmi e dei croati,
sente, nell’ombra, sibili di palle.
E va e va, cercando agli assetati
labbri d’Anita un gocciol d’acqua nelle
profondità dei botri e dei fossati,
un gocciolo di fresca acqua per quelle
fauci anelanti che la febbre asciuga
nell’afa della notte senza stelle.
E va e va, mentre la ronda fruga
ogni frasca ogni covo ogni romito
angolo. Non più corsa, ora, ma fuga:
fuga di cauto leone inseguito
che si rimbosca, cupido di strage,
contenendo nel gran petto il ruggito,
e sbarrando nel buio occhi di brage.

V
E Anita muore. Quella bruna testa,
che passò fra i baleni alta e tranquilla
sotto un perpetuo rombo di tempesta
langue riversa, mentre il vespro brilla,
sopra un guancial pietoso, aprendo immota
sul dolce Eroe la vitrea pupilla.
Fisando ancor la cara faccia nota,
ecco velarsi l’occhio moribondo
che una lenta lacrima le nuota,
e tutto a quel velato occhio profondo
impallidire su la ravegnana
pineta il cielo e scolorire il mondo.
Come un lamento d’anima lontana,
nella penombra che quieta scende,
piange per l’aria un pianto di campana.
Anita muore. Levasi e s’accende
quel cereo viso a un tratto: al guardo inerte
forse una estrema vision risplende.
Oh verdi, interminabili, deserte
distese della Pampa! Oh pascolanti
saure, del fren della sua mano esperte!
Ivi ella crebbe con l’alte erbe ondanti,
ivi Ei le apparve, biondo come il sole,
e la guardò con gli occhi scintillanti…
Sfumavasi in pallori di viole
l’adriaco vespro, e all’amor suo sul petto,
fra quell’umili mura ignote e sole,
ella piegò. Con ansioso affetto
Ei la chiamò, chiamò con passione
impetuosa il bel nome diletto;
e in desolata disperazione
la violenza del compresso duolo
dal cor gli uscì. Quel core di leone
poteva ormai ben piangere: Era solo.

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Belle lettere

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Belle lettere

Col suo viso tondo e lieto
qui vedete Re Alfabeto,
sul cui stemma incisa sta
la parola “BE – A – BA”.

Con lo scettro nella manca
ei percorre Cartabianca:
lo precede Inchiostronero,
suo Ministro e Consigliero.

Gli scolari e le scolare
della prima elementare
invitati sono al tè
che oggi offerto vien da Re.

E nei vasti suoi giardini
Re Alfabeto a quei bambini
or presenta le figliole,
tutte belle come il sole.

Ecco l’A, prima vocale,
col cappel piramidale:
si stupisca o si diverta,
sempre tien la bocca aperta.

Ecco l’E, vocale anch’essa,
ma un pochino più sommessa:
burle escogita a bizzeffe
e di tutti si fa beffe.

Ecco l’I magra, sottile,
puntigliosa, tutta bile:
strilla forte e fa la bizza
quand’è invasa dalla stizza.

Tonda, grassa, soddisfatta
e a dir vero un poco sciatta,
ecco l’O che ha sempre il cuore
pieno zeppo di stupore.

Con due corna volte in su
urla e sbuffa sempre l’U:
bocca chiusa, cera scura,
trema sempre di paura.

BI la prima consonante
è un pochino balbettante:
bella e buona bamboccina
del suo babbo è la carina.

Di salute CI sta male:
ha una tosse gutturale,
e, se tira un po’ di vento,
starnutisce ogni momento.

Con un suo campanellin
c’è la DI che fa din din:
marcia sempre dondoloni
predilige i Dolci e i Doni.

Belle lettere

Per stirare la vestina
della bambola Fifina,
nel fornel che fumo fa
l’EFFE ognor soffiando va.

GI gorgheggia a squarciagola
come gazza campagnola,
e sognando un par di piatti
fa gin gin con salti matti.

L’ACCA invece è sordomuta
e in disparte sta seduta,
così vive inerte e stracca
senza mai capire un’acca.

L’ELLE piena di languore
si lamenta in la minore,
e alla luna fa bel bello
sulla lira un ritornello.

Con fossette molto strambe
l’EMME corre con tre gambe:
non s’arriva ad acchiapparla;
mugge e miagola se parla.

L’ENNE invece (non c’è caso)
parla sempre con il naso:
se s’annoia il tempo inganna
canticchiando “ninna nanna”.

La PI parla con gran pena
con la bocca sempre piena;
quando parla par che poppi
par che pipi o par che scoppi.

Questa qua si chiama QU
e ha la voce sempre giù:
è bruttina anzichenò;
prende molti qui pro quo.

L’ERRE parla in guisa strana;
par che in bocca abbia una rana,
par che in bocca celi un grillo:
la sua voce è come un trillo.

L’ESSE accenna col ditino
di star zitti un momentino,
se no il suono non si sente
dei sonagli del serpente.

Con la tromba sua di guerra
TI tremare fa la terra,
e coi tacchi, per un ticchio,
sul terreno dà di picchio.

Tutta vita e tutta mento,
c’è la VI che si fa vento;
ma la troppa vigoria
la fa il serto volar via.

Vien buon’ultima la ZETA
zoccolando tutta lieta,
e, quantunque zoticona,
è apprezzata nella zona.

Le ventun figlie del RE
nel giardino giocan tra sé
e, a seconda si dispongono,
frasi e sillabe compongono.

Così il piccolo invitato
tra un sorbetto e un mandorlato,
può con gran facilità
imparare il BE – A – BA.

Belle lettere

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La storia di Boffin Boffetta

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La storia di Boffin Boffetta
C’era una volta un ragazzo, né savio né matto, che correva sempre in fretta. Un giorno, per correr sempre in fretta, perse la sua berretta. E allora piangeva, piangeva e domandava se qualcuno l’avesse vista, ma tutti gli rispondevano di no.
Finalmente vide una vecchina con il capo chino e le domandò: “Vecchina, vecchina, avete per caso visto la mia berretta?”. Lei gli rispose: “Sì! Ce l’ho io” e Boffin Boffetta le disse: “Datemela, dunque, se l’avete voi” e la vecchina: “Prima datemi un pezzo di pane”. E Boffin Boffetta corse dal fornaio. “Fornaio, fornaio, datemi un pezzo di pane che lo porterò alla vecchina che mi ridarà la berretta”. “No, prima dovete darmi un pugno di farina”. E Boffin Boffetta corse e andò dal mugnaio. “Mugnaio, mugnaio, datemi un pugno di farina: la farina la porterò al fornaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No, prima mi devi dare un pugno di grano”. E Boffin Boffetta corse e se ne andò dal campo. – “Campo, campo dammi un pugno di grano. Il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al mugnaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No prima mi devi dare l’ingrasso”. E Boffin Boffetta corse e andò dal Consorzio. “Consorzio, Consorzio, dammi l’ingrasso. L’ingrasso lo porterò al campo che mi darà il grano, il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al mugnaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No, prima mi devi dare un po’ di acqua”. E Boffin Boffetta corse e se ne andò dalla fontana. – “Fontana, fontana dammi un po’ di acqua, l’acqua la porterò al consorzio che mi darà l’ingrasso, l’ingrasso lo porterò al campo che mi darà il grano, il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al fornaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No, prima devi farmi aggiustare da Mastro Antonio”. Boffin Boffetta corse e se ne andò da Mastro Antonio. “Mastro Antonio, Mastro Antonio, aggiustami la fontana. La fontana mi darà l’acqua e la porterò al Consorzio, il Consorzio mi darà l’ingrasso, l’ingrasso lo porterò al campo che mi darà il grano, il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al fornaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No, prima mi devi dare un po’ di sugna”. E Boffin Boffetta corse e se ne andò dal porcellino. “Porcellino, porcellino, dammi un po’ di sugna. La sugna la porterò a Mastro Antonio che aggiusterà la fontana. La fontana mi darà l’acqua e la porterò al Consorzio, il Consorzio mi darà l’ingrasso, l’ingrasso lo porterò al campo che mi darà il grano, il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al fornaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No, prima mi devi dare le ghiande”. E Boffin Boffetta corse e se ne andò dalla quercia. “Quercia, quercia, dammi le ghiande. Le ghiande le porterò al porcellino che mi darà la sugna, la sugna la porterò a Mastro Antonio che aggiusterà la fontana. La fontana mi darà l’acqua e la porterò al consorzio, il consorzio mi darà l’ingrasso, l’ingrasso lo porterò al campo che mi darà il grano, il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al fornaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. “No, prima devi portarmi un po’ di vento”. E Boffin Boffetta corse e se ne andò dal Monte Cimone. “Monte Cimone, Monte Cimone dammi un po’ di vento. Il vento lo porterò alla quercia che mi darà le ghiande, le ghiande le porterò ai porcellino che mi darà la sugna, la sugna la porterò a Mastro Antonio che aggiusterà la fontana. La fontana mi darà l’acqua e la porterò al consorzio, il consorzio mi darà l’ingrasso, l’ingrasso lo porterò al campo che mi darà il grano, il grano lo porterò al mugnaio che mi darà la farina, la farina la porterò al fornaio che mi darà il pane, il pane lo porterò alla vecchina che mi ridarà la mia berretta”. E il Monte Cimone gli disse: “Prendine quanto ne vuoi!”. E così: il Monte Cimone diede il vento alla quercia, la quercia diede le ghiande al porcellino, il porcellino diede la sugna a Mastro Antonio, Mastro Antonio aggiustò la fontana, la fontana diede l’acqua al consorzio, il consorzio diede l’ingrasso al campo, il campo diede il grano al mugnaio, il mugnaio diede la farina al fornaio, il fornaio diede il pane alla vecchina e Boffin Boffetta che correva sempre in fretta riebbe finalmente la sua berretta.

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Numeretta – Le quattro operazioni

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Numeretta

Nelle quattro operazioni
si distingue Numeretta,
anzi in fatto d’addizioni,
si può dir più che perfetta.

Addiziona i fiorellini
per la mamma e pel papà:
sei gaggie, sei gelsomin,
venti rose, tre lillà.

Al total aggiunge alfine
cento baci e due moine,
e la cifra ch’essa ottiene
è la somma del suo bene.

Ma nel far la sottrazione
Numeretta in vero eccelle,
specialmente a colazione
quando mangia le frittelle.

E siccome il sottraendo
mano a mano va crescendo,
essa ottiene a dire il vero
risultati eguali a zero.

In tal modo, a conto fatto,
non rimane altro nel piatto,
e al bassotto, che protesta,
da sottrar più nulla resta.

Di saper moltiplicare
Numeretta un saggio dà
col continuo ritagliare
carta e carta in quantità.

Pel fratel con arte molta
taglia i pupi otto per volta,
poi la cifra del prodotto,
rimoltiplica per otto.

Se sul desco un dolce appare
o una torta da mangiare,
Numeretta con amore
funger sa da divisore.

I suoi piccoli fratelli
dalla parte loro contenti,
da perfetti ghiottoncelli
assaporano i quozienti,

e man man che Numeretta
col coltello il dolce affetta,
essi fanno in tre bocconi
scomparire le frazioni.

Così studia Numeretta
in materia molto estetica
quella scienza ultraperfetta
che si chiama l’Aritmetica.

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Il supermarchet della lettura

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Il supermarchet della lettura
Rimette mocciose dedicate a tutti i piccoli lettori rampanti a cui capita di leggere anche al supermercato

Al supermarket della lettura
puoi comprare chili di verdura,
etti e etti di libretti, riviste e fumetti,
gamberetti in salsa rosa per il principe e la sposa,
un filetto al pepe nero, per il thriller e il mistero.

Con i romanzoni russi puoi farci l’insalata,
con le citazioni colte nell’orto in giornata
puoi conferire un tono all’umile frittata.

I carrelli della spesa, pieni zeppi di poesie,
si muovono a gettoni tra scaffali e corsie
e se incroci delle rime e chiedi loro “come va?”
ti ripeton alternando lamentele e vanità:
“quanto siamo sfortunate a star qui incatenate,
preferiamo esser baciate!”.

E i polizieschi?
Sono tutti al banco frigo,
tra le impronte digitali sopra i vetri appannati,
tra gli indizi e i surgelati.
Ed è implicata la cipolla nel farti lacrimare
come certi grandi libri che non puoi dimenticare.

 

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La rondine di gesso

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La rondine di gesso

Sul marciapiede di via Saffi a Milano viveva una rondine di gesso, aveva le ali grandi, bianche sempre pronte a spiccare il volo.
Era stata disegnata da un bambino straniero tanti anni prima, ma né il vento né la pioggia e neanche la neve l’avevano mai cancellata.
La rondine era così candida che non era riconosciuta dalle rondini di primavera nere e bianche e così quando le rondini passavano per i cieli di Milano la guardavano dall’alto incuriosite.
“Che strana quella rondine!” dicevano “sembra una colomba. Sta lì immobile e non vuole seguirci”.

Infatti la rondine di gesso non sapeva volare perché era nata dalla fantasia di un bambino.
Passarono i mesi, gli anni ed il bambino straniero che l’aveva disegnata era diventato un abile uomo d’affari e viaggiava per tutto l’Oriente.
Aveva accumulato una grande fortuna ed era diventato molto ricco. Aveva conosciuto tanti paesi e si era dimenticato di quando era un piccolo bambino che sapeva disegnare.

In un triste giorno l’uomo perse improvvisamente tutte le sue ricchezze e si dimenticò di sentire il suo cuore, era solo e disperato. Aveva perso gli amici, la casa e non aveva più soldi per comprarsi da mangiare. Comincio’ a girovagare per le strade del mondo senza una meta ed allora successe un fatto incredibile.
In una notte di primavera, fra i peschi in fiore ed il profumo delle viole, la rondine di gesso di Milano spiccò il volo, bianca come la neve, passò sopra il Duomo, la Madonnina, sopra i mari, i monti, i campi, i laghi, le pianure e raggiunse l’uomo disperato.

“Ciao! Ti ricordi di me? Mi hai disegnato tanti anni fa su un marciapiede di Milano e non ti ho mai dimenticato”.

“Mi chiamo Fantasia e sono capace di inventare sempre qualcosa di nuovo! Dai vieni con me e non ti pentirai, prendi una tela o una carta e tutti i colori dell’arcobaleno e seguimi!”.

L’uomo si ricordò allora di quella rondine bianca, seguì i suoi consigli, ricominciò a disegnare e divenne un grande artista.

Conclusione: le grandi ricchezze possono finire ma la nostra fantasia non ci lascerà mai.

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Lavoretti di Natale: fiocchi di neve con materiale riciclato

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fiocchi di neve fai da te

Creare fiocchi di neve è uno dei lavoretti di Natale che vengono proposti più frequentemente ai bambini in questo periodo. Di solito viene suggerito loro di creare fiocchi di neve di carta, ma oggi vorrei farti vedere qualcosa di più originale e suggestivo sia per per la forma che per i materiali usati.

Questi bei fiocchi di neve infatti possono essere creati semplicemente riciclando dei pezzi avanzati di un vecchio puzzle (cosa che darà il tipico aspetto geometrico del cristallo di ghiaccio) e usando una manciata di sale per creare un effetto brillante.

Insomma un lavoretto di Natale da fare insieme ai bambini molto semplice e bello che può essere usato come decorazione da appendere

Come fare i Fiocchi di neve con materiale riciclato

Cosa serve

  • pezzi avanzati di puzzle
  • cartoncino
  • tempera bianca
  • pennello per colorare
  • colla vinilica
  • forbici
  • sale

1-fiocchi-di-neve-materialeCome fare

Con un compasso, o più semplicemente aiutandoti con un bicchiere, disegna sul cartoncino un cerchio e ritagliatelo con le forbici.
Il disco ottenuto costituirà la base su cui incollare i pezzi di puzzle.

2-fiocchi-di-neve-composizione

Con un pennello stendi un po’ di colla sul cerchio di carta

3-fiocchi-di-neve-assemblati

e sistema i pezzi del puzzle in maniera ordinata lungo la sua circonferenza facendo in modo che si tocchino l’un l’altro con gli spigoli.

4-fiocchi-di-neve-colorazione

Con un pennello e della tempera bianca, colora più volte i pezzi del puzzle fino a farli diventare completamente bianchi.

5-fiocchi-di-neve-colla

Quando il colore sarà perfettamente asciutto, versa uno strato di colla vinilica sul fiocco di neve

6-fiocchi-di-neve-colla-2

e stendila accuratamente per tutta la superficie.

7-fiocchi-di-neve-sale

Prima che la colla si asciughi, versa una generosa manciata di sale da cucina sopra al fiocco di neve e cerca di farla aderire su tutta la superficie premendola con le mani.

8-fiocchi-di-neve-con-filo

Quando il sale sarà completamente attaccato, elimina quello in eccesso e incolla un filo sul retro del fiocco.

9-fiocchi-di-neve-particolare

I fiocchi di neve sono quindi pronti per essere appesi!

Possono essere usati come decorazioni per l’albero di Natale, per il caminetto, per decorare le finestre, appesi in fila per creare un bel festone natalizio o per quello che la fantasia vi suggerisce.

Buon lavoro!

Puoi trovare altri bei LAVORETTI DI NATALE clicclando QUI

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La sirena Sirella

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sirena Sirella

Sirella la sirena
nuota serena
tra le onde del mare
e nulla la può fermare.
Sente lontano un rumore,
le batte forte il cuore.

Corre a vedere
e trova un forziere.
Lo apre in un baleno
ed ecco… l’arcobaleno!

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Storia di una chiacchiera

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Storia di una chiacchiera
Una chiacchiera è nata tra i banchi di scuola,
tra tante persone lei passa, lei vola.
Fa un giro in giardino, due salti in palestra,
un tuffo in piscina e poi va ad una festa.

Son tante le bocche e le orecchie in cui passa
diventa più grande, si gonfia , s’ingrassa:
chi aggiunge un pezzetto, chi male ha capito
e chi, un po’ cattivo, la storia ha condito.

La chiacchiera piace a tutti i curiosi,
a chi è un po’ maligno, a quelli invidiosi,
di certo non piace a chi è preso di mira.
Ma attenti alla prossima… E’ una giostra che gira!

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Le tweet favole: La civetta pettegola

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Civetta
Una civetta non faceva che sparlare degli altri animali con le compagne.
Un di’ perse la voce; da allora, abbandonata da tutte, rimase sola.

Morale:
passando la vita a sparlare degli altri in compagnia di persone con lo stesso fine, resterai da solo quando non potrai più farlo.

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Expo 2015

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Expo 2015
L’ora delle ombre lunghe
Passi distratti
Si incrociano sul selciato.
Gocce d’acqua
Vapore
Fontane
Regalano pallida frescura
Irrisori giardini
Costruiti di nulla
sul nulla.
Sandali
ciabatte
fantasie di tessuti
uniscono e dividono
destini lontani
attraversando
il pomeriggio estivo.

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I fiori di cristallo

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I fiori di cristallo

Il mondo dei fiori è davvero profumato, i fiori parlano una lingua speciale, che a volte gli uomini riescono a capire.
Pilù era un giardiniere eccezionale che aveva passato tutta la sua vita a potare, innnaffiare, piantare rose, gigli, gardenie, macchie di gelsomini e poi nuvole di fiori d’arancio e cascate malinconiche di glicini.
Pilù amava molto il mondo bello dei fiori e curava le sue piante con precisione e con pazienza.
I fiori spesso gli parlavano:
“Buongiorno Pilù!”
O vibravano al suo passare.
Una volta addirittura un vecchio giglio piegò la sua corolla al passare del giardiniere perché lo voleva ringraziare per avergli salvato la vita.
“Grazie Pilù, la tua acqua miracolosa mi ha salvato!”

Pilù lavorava in un giardino ai piedi del vulcano Etna, una grande, gigantesca montagna che a volte si infuriava ed allora lanciava nell’aria lapilli incandescenti oppure dalla sua bocca uscivano fiumi di lava rossa come il fuoco.
La lava rossa cominciava a scendere nella valle e distruggeva le case, le strade e le piante, ma fino ad allora non era mai arrivata nel magnifico giardino di Pilù.
Il giardino di Pilù sembrava un arcobaleno, perché aveva i fiori di tutti i colori.
E poi, era vicino al mare, anzi, questo giardino era una terra in mezzo al mare e si chiamava Trinacria.
Che bella che era Trinacria illuminata dal sole e bagnata dalla schiuma bianca del mare, quella terra era un vero Paradiso, il regno incantato di Pilù.

Un giorno il vulcano Etna si arrabbiò con il mare che ogni tanto cercava di invadere il suo territorio e successe un vero cataclisma.
Il vulcano Etna aprì la sua bocca e nacquero nuovi fiumi di lava incandescente che scesero velocemente verso il giardino di Pilù. Ma il cielo di Trinacria era troppo ben abituato a vedere lì sotto quel meraviglioso giardino e compì un incantesimo. Il fuoco e la lava avrebbero distrutto in un battibaleno tutti i fiori di Pilù. Ed allora il cielo tramutò tutti i fiori in cristalli purissimi, erano brillanti, zaffiri, smeraldi, rubini, topazi, quarzi: le gemme lucenti infatti sono i fiori che non muoiono mai ed il giardino di Pilù fu salvo.

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Addizione

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Addizione
Prima ero sola e tutto era per me:
la mamma, il babbo, i dolci ed i balocchi;
poi, dopo un poco, capitò Bebé
e poi sempre, via via, nuovi marmocchi.
Dei miei diritti antichi han fatto scempio
e ancor mi tocca dare il buon esempio.

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11 Nuvembar San Martin

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11 Nuvembar San Martin
Fe grand Sant’ can dventà bech
sa ga dvent fé ca n’al sava brisa
s’al savrò fé ca n’al creda brisa
Quand al cred fé c’am rasegna
s’am rasegn che quel l’am fruta
parché a sia cunsulà
ad cla sgrazia
ca mé tucà

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Da grande voglio fare l’astronauta

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Da grande voglio fare l'astronauta
Nella mia stanza
apro i miei sogni, una speranza
solo nei libri posso ammirare i pianeti
ma un giorno voglio poggiarvi i miei piedi
dicono che nello spazio non c’è gravità
ma io ci trovo solo serenità
le stelle, la luna e i buchi neri
in loro trovo degli amici veri
io da grande voglio nel cielo volare
come gli astronauti diventare.

Filastrocche sulla diversità di concepire il mondo, tra gli occhi di un bambino e quelli di un adulto. Un viaggio fantasioso ai confini dello spazio, che porta a capire che l’universo è vicino alle persone che amiamo.
Per acquistare il libro clicca qui

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Filastrocca della scuola

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Filastrocca della scuola

Filastrocca della Scuola
dove il tempo passa, vola!
Si sta bene con gli amici
sui quaderni a far cornici,
a giocar nell’intervallo
a inventare un nuovo ballo,
ad attender la pagella,
anche se non troppo bella,
perché è “super”, in compagnia,
condivider l’allegria!

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Albero di Natale da parete fai da te per bambini

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albero di natale da parete

Ecco un originale albero di Natale da parete perfetto per grandi e piccini. Infatti non solo sarà divertente costruirlo insieme ai bambini, ma si presta ad essere un albero di Natale sicuro e senza pericoli e anche un gioco intelligente.

Grazie alle palle di Natale fatte con dei semplici dischi di cartone con foto di famiglia incollate sopra, i bambini potranno divertirsi a spostare, attaccare e staccare le decorazioni in assoluta tranquillità e nello stesso tempo sarà un modo originale per insegnare loro i nomi di tutti i componenti della famiglia.

Albero di Natale da parete fai da te per bambini

Cosa serve

  • cartoncino di colore verde molto grande (io ho usato uno di 50×100)
  • cartoncino marrone
  • stampe di fotografie di famiglia
  • cartone
  • velcro
  • forbici
  • colla

cartoncino e fotografie

Come fare

Disegna sul cartoncino verde un triangolo, sfruttando tutta l’altezza e ritaglialo.

albero natale triangolo di cartoncino

Taglia tanti pezzetti di veltro quante saranno le palle dell’albero e attaccali a piacere sul triangolo.

albero natale cartoncino marrore

 

Ritaglia un rettangolo di una dimensione tale da sembrare il tronco dell’ albero e incollalo alla sua base.

fotografie su cartoncino

Adesso scegli delle fotografie di famiglia, magari fatte nel periodo natalizio, stampale su un foglio A4.

palle di natale con foto

Incolla il foglio con le foto su un cartone spesso e poi taglia ognuna delle foto in maniera rotonda.
Otterrai tante palle di Natale abbastanza rigide da poter essere manipolate senza che le foto si pieghino.

palle natale con foto carta

Attacca dietro alle palle di Natale l’altra parte del velcro.

albero natale carta

L’albero da parete fai da te è terminato.

Adesso attaccalo al muro e consegna ai tuoi bambini le decorazioni con le foto e invitali a divertirsi ad attaccarle all’albero.

albero-di-natale-da-parete-di-carta

Se vuoi, potrai arricchire l’albero di Natale aggiungendo delle decorazioni come nastri, fili e passamanerie.

Buon divertimento!

Puoi trovare altri bei LAVORETTI DI NATALE cliccando QUI

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Calendario dell’Avvento home made

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Siete stanche del “solito” calendario dell’Avvento? Siete curiose di vedere lo stupore sul volto dei vostri figli? Allora potete creare il vostro personale “Calendario dell’Avvento home made”, seguendo queste semplici istruzioni. Sarà un bel passatempo per voi e una grande sorpresa per i vostri bambini!!

Calendario dell'Avvento Home made

Per realizzarlo non occorre manualità, ma tempo e fantasia. Vi consiglio quindi di iniziare a metterci mano verso la metà del mese di novembre, per non dover poi “correre” per arrivare puntuali all’apertura della prima busta, il 1° di dicembre.

  • Materiale occorrente:

    – 24 buste colorate o bianche (formato 14X9)
    – matita
    – colori (a vostra scelta: pastelli, pennarelli, tempere…)
    – stampini per decorare (facoltativi)
    – nastro di raffia rosso o bianco
    – mollettine di legno colorate
    – 24 regalini (uno per giorno)
    – 24 bigliettini con i buoni propositi

Calendario Avvento Home made

 

Procedimento:
La prima cosa da fare è decorare le buste, disegnando al centro i numeri da 1 a 24, che vanno colorati e ripassati nei contorni. Io poi ho scelto di abbellirle utilizzando degli stampini con soggetti diversi, ma potete scatenare la vostra fantasia e fare altri disegni, attaccare adesivi, stoffine…
All’interno di ogni busta andrà inserito un regalino. Vi suggerisco di alternare le sorpresine alimentari a quelle non commestibili.

Vi suggeriscono le seguenti sorpresine:

– praline cri cri (tipico prodotto torinese, palline bon bon al cioccolato)
– gianduiotti
– cioccolatini fondenti
– chupa chups
– calamite
– gommine a forma di animali
– palline calcio balilla
– macchinine
– stickers natalizi
– matitine
– bigliettini natalizi che si possono appendere anche all’Albero di Natale
– evidenziatori

Ora le vostre buste sono pronte!
Prendete il nastro di raffia e appendete le buste ad una distanza di circa 10/15 cm, con l’aiuto delle mollettine colorate.
La misura totale del nastro dipende da dove scegliete di posizionarlo. Io l’ho messo in cucina, appeso a due ganci.

Calendario dell'Avvento home made

Avete quasi finito… mancano solo i buoni propositi. Per rendere il vostro calendario anche un’occasione per insegnare le buone abitudini, abbinate ad ogni busta oltre al regalino anche un piccolo impegno.

Ecco qualche suggerimento:

Mi impegno a rimettere in ordine la mia cameretta, quando avrò finito di giocare
Aiuterò la mamma ad apparecchiare la tavola
Mi impegno a non dire più bugie
Mi impegno ad ascoltare di più
Cercherò di non litigare con mio fratello/sorella
Farò i compiti senza farmelo ripetere 1000 volte!
Cercherò di aiutare un compagno di scuola in difficoltà
Per Natale preparerò un bel biglietto di auguri per i nonni
Oggi reciterò questa preghiera: Gesù ti ringrazio per tutti gli amici che ho
Oggi mi impegno a fare gli auguri di Buon Natale a tutte le persone che incontro
Oggi reciterò questa preghiera: Gesù ti ringrazio per le persone che mi vogliono bene e che mi aiutano a crescere, la mamma, il papà i nonni, i miei fratelli, i miei amici, le mie maestre
Mi impegno a rimettere a posto le scarpe appena tornato da scuola
Oggi reciterò questa preghiera: ti ringrazio Gesù per il cibo e l’acqua che ho ogni giorno
Mi impegno ad ubbidere ai genitori e alle maestre
Aiuterò la mamma a preparare la cena
Mi impegno a fare tante coccole a mamma e a papà!
Cercherò di non fare capricci
Aiuterò la mamma a spolverare
Mi impegno a mangiare tutto
Cercherò di stare composto a tavola e non mi alzerò finché tutti non abbiano finito di mangiare!
Oggi reciterò questa preghiera: Ti ringrazio Gesù per tutti i libri e i giochi che ho
Mi impegno ad andare a trovare i nonni più spesso
(questa frase può essere abbinata alle ultime date, personalmente l’ho abbinata al 24)

Non mi resta che augurarvi buon divertimento e… Buon Natale!

calendario dell'Avvento home made

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Do They Know It’s Christmas?

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Do They Know It's Christmas?

It’s Christmas time, and there’s no need to be afraid
At Christmas time, we let in light and banish shade
And in our world of plenty, we can spread a smile of joy

Throw your arms around the world
At Christmas time

But say a prayer and pray for the other ones
At Christmas time, it’s hard but while you’re having fun
There’s a world outside your window, and it’s a world of dread and fear
Where a kiss of love can kill you, and there’s death in every tear
And the Christmas bells that ring there are the clanging chimes of doom

Well tonight we’re reaching out and touching you

Bring peace and joy this Christmas to West Africa
A song of hope they’ll have is being alive
Why is comfort deadly fear
Why is to touch to be scared
How can they know it’s Christmas time at all

Here’s to you
Raise a glass to everyone
Here’s to them
And all their years to come

Do they know it’s Christmas time at all?

Feed the world, let them know it’s Christmas time again
Feed the world, let them know it’s Christmas time again
Heal the world, let them know it’s Christmas time again
Feed the world, let them know it’s Christmas time again
Heal the world, let them know it’s Christmas time again
Heal the world, let them know it’s Christmas time again
Feed the world, let them know it’s Christmas time again
Heal the world, let them know it’s Christmas time again
Heal the world

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Ghirlanda di Natale fai da te

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Ghirlanda di Natale fai da te

Avete voglia di realizzare con le vostre mani una decorazione di Natale? Creiamo insieme una Ghirlanda di Natale fai da te

Volete mettere la soddisfazione di creare una decorazione di Natale con le vostre mani? Vedrete che in modo semplice e senza fatica avrete una Ghirlanda di Natale fai da te davvero unica e speciale, fatta con le vostre mani!

Cosa occorre:

  • scampoli di stoffa a tema natalizio
  • taglierino
  • nastri a tema natalizio
  • una glirlanda in polistirolo
  • pennarello colorato
  • lima per unghie
  • spilli

Come si realizza:

Dividete la ghirlanda di polistirolo in 6 parti uguali e segnatevi col pennarello colorato i punti dove effettuare i tagli.
Praticate sulla ghirlanda i 6 tagli con il taglierino. I tagli devono avere la profondità di circa un cm.
Prendete poi gli scampoli di stoffa e con l’aiuto di una lima per unghie inserite i lembi nei tagli. La stoffa deve essere ben tirata e tesa perché l’effetto sia bello a vedersi.
Fissate i pezzi di stoffa sul dietro della ghirlanda di polistirolo con degli spilli.

Quindi coprite con il nastro a tema natalizio i 6 tagli e fissatelo sul retro sempre con gli spilli.

A piacere decorate con nastri o con una pallina di Natale. Per esempio nella ghirlanda della foto abbiamo usato una decorazione con un cuore rosso.

Appoggiate la ghirlanda in casa per decorare l’ambiente per Natale oppure aggiungete sul retro un nastro a formare un’asola per appenderla sulla porta di casa o alla finestra.

Ghirlanda di Natale fai da te

 

Lavoretti di Natale
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Addobbi natalizi
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Disegni di Natale da colorare
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Buon Natale a tutti!

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